RISCHIO DI CRISI VALUTARIE

Da
alcuni mesi le valute e i bollettini di borsa dei Paesi emergenti segnalano
tempesta. La lira turca ha perso oltre il 10% in poco più di un mese, mentre il
costo dei derivati cds di garanzia contro un eventuale default è al massimo. L’Argentina
è nuovamente sotto stress ed ha già usato più del 30% delle proprie riserve in
difesa del pesos, che continua la sua caduta libera. I vari Paesi del Brics
sono pure in difficoltà: la
Russia ha dovuto ritoccare il cambio, il real brasiliano ha
perso valore e la banca centrale aumenta il tasso d’interesse. Lo stesso
avviene in Sud Africa, Taiwan, Venezuela e Malesia. In Cina si sono create una
bolla immobiliare e una legata ai crediti privati, le cui evoluzioni potrebbero
avere effetti destabilizzanti per l’intera economia mondiale. Anche l’India è
costretta ad affrontare gli stessi effetti turbativi delle politiche della Fed.
Lamentando la mancanza di un coordinamento internazionale delle politiche
monetarie e finanziarie, il presidente della banca centrale indiana ha posto il
problema politico: “Gli Stati Uniti
devono prendere in considerazione gli effetti che la sue politiche hanno sul
resto del  mondo.”
Gli risponde
indirettamente il governatore Bernanke che nei suoi ultimi interventi aveva
sottolineato che la Fed
porta avanti una politica esclusivamente finalizzata agli interessi nazionali
americani e che il resto del mondo dovrebbe prenderne atto e adeguarvisi.
Arroganza o semplice realpolitik? Di
fronte a questa situazione il Fondo Monetario Internazionale ha sollecitato le
banche centrali ad operare per scongiurare un pericoloso “funding crunch”, vale
a dire una grave carenza di risorse finanziarie che penalizzerebbe anzitutto
quei mercati cresciuti troppo  e troppo
in fretta.

 

La
Commissione

1.    Non
ritiene che la tesi di Bernanke sia in contrasto con l’urgenza di una riforma
finanziaria?

2.    Non
teme il rischio concreto di crisi valutarie simili ai crac del 1998 che si
allargarono a macchia d’olio dall’Asia coinvolgendo anche grandi hedge fund e banche internazionali?

3.    Perché
l’UE non approfitta di questa occasione per accentuare il suo ruolo di alleato
e di partner dei paesi del Brics e di quelli emergenti, differenziandosi dalle
scelte della Fed e considerando invece 
che le difficoltà di quei Paesi non sono soltanto “affari loro”?

Non considera grave la mancanza di una governante
globale, visti i fallimenti dei vari incontri internazionali dedicati allo
scopo?