Richieste di risarcimento degli ex-deportati


In Italia vi sono numerosi casi di richieste di risarcimento da parte di ex-deportati in campi di lavoro o di sterminio del Terzo Reich. Queste richieste vengono contestate dalla Germania che vi oppone l’immunità sancita da un principio di diritto internazionale per il quale uno stato sovrano non può essere citato in giudizio da un cittadino di un altro Paese. Alcuni tribunali italiani inoltre, hanno sposato la tesi difensiva tedesca che ruota intorno alla prescrizione. Eppure il tribunale di Norimberga ha sancito l’imprescrittibilità dei crimini del Nazionalsocialismo e la Convenzione di Londra del 1953 stabilisce la sospensione di tutti i termini di prescrizione fino alla riunificazione tedesca, quindi la prescrizione decorre dal 1991 e non dagli anni 40. La Corte di Cassazione italiana ha anche sentenziato nel 2009 che i tribunali italiani sono competenti,  e che le tali richieste di  risarcimenti non si prescrivono.



 


La Commissione


1.    È al corrente di questa situazione relativa ai risarcimenti?


2.    Non crede che fra Paesi membri dell’Unione dovrebbero esserci vie più indolori per risolvere annose e dolorose questioni che risalgono al triste periodo bellico?


3.    Ha suggerimenti da dare per risolvere questi contenziosi che riaprono ferite già ritenute sanate dal tempo e suscettibili di creare incomprensioni e conflittualità tra popoli dell’Unione?


E-603/11IT


Risposta di Viviane Reding


a nome della Commissione


(16.3.2011)


 


 


In linea di principio, in merito ad atti ed omissioni degli Stati membri, la Commissione è competente unicamente a vegliare sull’applicazione del diritto dell’Unione, sotto il controllo della Corte di giustizia dell’Unione europea (cfr. articolo 17, paragrafo 1, del TUE). In base alle informazioni fornite dall’onorevole deputato, non risulta che nel caso in questione lo Stato membro interessato agisca nell’ambito dell’esecuzione del diritto dell’Unione. Il risarcimento delle persone che sono state deportate e costrette ai lavori forzati dal regime nazista durante la seconda guerra mondiale è una questione di competenza delle autorità nazionali.


 


In merito alla questione più generale delle ferite ancora aperte, la Commissione ha adottato il 22 dicembre 2010 una relazione su “La memoria dei crimini commessi dai regimi totalitari in Europa”[1]. La relazione illustra in che modo l’Unione europea può contribuire, nell’ambito delle proprie competenze in questo settore, a promuovere la memoria dei crimini commessi dai regimi totalitari.


 


Nell’intento di sviluppare una visione europea delle cause del fenomeno e delle sue conseguenze per l’identità europea moderna, la Commissione contribuisce a tener viva la memoria delle vittime del nazismo finanziando progetti nell’ambito del programma “Europa per i cittadini” e in particolare dell’azione 4 “memoria europea attiva”.








[1]     COM(2010) 783 definitivo.