RICALIBRAZIONE DEL SISTEMA SPG PER I PRODUTTORI DI TUBI DI RAME

Interrogazione comune con richiesta di risposta scritta degli on. Cristiana Muscardini (ECR), Gianluca Susta (S&D) e Niccolò Rinaldi (ALDE)

Nell’ultimo
decennio in UE il prezzo della materia prima “rame” ha subito una brusca
impennata, con parziale sostituzione dei tubi di rame con altri materiali
(plastica/alluminio).

A causa di una sovraccapacità produttiva stimata intorno alle 90.000
tonnellate (18% dell’attuale produzione europea), dal 2008 ad oggi due
importanti produttori di tubi di rame europei hanno cessato l’attività:
l’azienda belga Boliden Cuivre & Zinc, da 30.000 tonnellate annue, e il
colosso finlandese dell’acciaio Outokumpu, che ha chiuso il suo stabilimento
spagnolo da 40.000 tonnellate annue ed ha abbandonato completamente il settore.
Attualmente
gran parte della produzione europea di tubi di rame avviene in tre Paesi europei:
Italia, Germania, Grecia.

 

Il tubo di rame si vende “a metro” e il 90% circa del valore di vendita è
il costo della materia prima.
Questa incidenza ha fatto sì che nei mercati dove i
controlli sono scarsi o poco incisivi si vendano prodotti non a norma.

Un
esempio é il caso di HALIANG COPPER TUBE MANIFACTURER (HLG), colosso cinese
nella produzione di tubi di rame, la cui quota di importazioni di tubi in rame
dalla Cina in Europa è andata dal 2008 progressivamente calando.
HLG dal 2009 ha infatti iniziato ad
esportare in UE dal uno stabilimento collocato in Vietnam, con dazio 1,3%, tre
volte inferire rispetto a quello previsto per le imprese operanti in Cina. Gli
effetti distorsivi sulle quantità esportate e sui prezzi finali sono enormi.

 

Venuta a conoscenza di ció, la Commissione,
nel definire la lista dei Paesi che sulla base del Reg. 978/2012 (che entrerà
in vigore a partire dal 2014) godranno delle preferenze tariffarie in materia
di tubi in rame, intende prendere provvedimenti in particolare nei confronti
dei produttori cinesi con stabilimenti in Cina e Vietnam?

IT

E-000628/2013

Risposta di Karel De Gucht

a nome della Commissione

(13.3.2013)

 

 

Il commercio unionale di tubi di rame
risulta stabile negli ultimi anni: le esportazioni superano le importazioni di
un quantitativo medio annuo di 20 000 tonnellate. La Commissione, oltre a
migliorare l’accesso al mercato per gli esportatori europei, assicura anche che
i paesi terzi si attengano alle regole del gioco per quanto concerne le
importazioni nell’UE a prezzi equi.

 

Nei casi in cui gli scambi
internazionali di tubi di rame sono distorti dalla politica dei sussidi o da
pratiche di dumping, possono essere imposti dazi antisussidio/antidumping
previa investigazione ad opera della Commissione che consenta di accertare che
tali pratiche causano danno all’industria UE. È possibile avviare un’indagine
se vi sono sufficienti prove prima facie
di un avvenuto dumping o della concessione di sussidi nonché di un danno
materiale per l’industria dell’Unione causato da importazioni in dumping o in
regime di sovvenzione.

 

L’industria è libera di presentare una
denuncia e la Commissione
ha l’obbligo legale di avviare un’indagine se si soddisfano le pertinenti
condizioni legali.

 

Il nuovo Sistema di preferenze
generalizzate (SPG) concentra le preferenze su quanti ne hanno maggiore bisogno:
i settori non competitivi di economie a basso reddito e paesi meno avanzati. Il
settore cinese dei tubi di rame è competitivo, pertanto non riceve preferenze
SPG, cosa che però non vale per il Vietnam, che riceve preferenze nel pieno
rispetto del principio di non discriminazione.

 

Come previsto nel regolamento SPG, se le
esportazioni vietnamite avvengono sulla base di pratiche fraudolente, le
preferenze possono essere ritirate. Esistono inoltre delle salvaguardie nel
caso di gravi difficoltà per i produttori dell’UE causate dalle importazioni
preferenziali. In questa fase nessuna delle fattispecie di cui sopra è stata
segnalata alla Commissione. I tubi di rame sono ritenuti un prodotto sensibile
e ricevono pertanto un numero relativamente limitato di preferenze. Ciò spiega
perché le salvaguardie rimangono uno strumento eccezionale nell’ambito del SPG.