PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE E VITIVINCOLTURA

Come è noto, il vino italiano punta sulla “rete della qualità”, vale a dire sulla valorizzazione delle denominazioni d’origine e sulle specificità territoriali per rafforzare la sua presenza sul mercato mondiale. La qualità è la sua caratteristica prioritaria e, proprio per questo, va salvaguardata. E’ necessario tuttavia che questo patrimonio di 1.800 denominazioni europee sia protetto anche in sede WTO. L’UE ha trasformato le DOC in DOP e le IGT in IGP, ha aumentato il carico burocratico e le rigidità, al fine di raggiungere una maggiore protezione, che poi non intende difendere a Ginevra in sede di negoziati. Eliminare i diritti di impianto, inoltre, avrebbe conseguenze gravissime: aumento incontrollato delle superfici a denominazione d’origine, eccedenze nell’offerta, concentrazione nelle aree con costi di produzione più bassi, flessione del valore del vigneto, affermazione di una viticoltura lontana dalle tradizioni del  mio paese, ecc.


 


La Commissione


 



  1. non ritiene che senza il sistema dei diritti crollerebbe la base della piramide qualitativa del nostro sistema di denominazioni?

  2. Non pensa che il minimo senso di responsabilità verso i nostri produttori impone a tutti noi ed alle istituzioni in particolare, di difendere quanto da loro storicamente creato e valorizzato, in primis il patrimonio territoriale e ampelografico?

  3. Non ritiene che il problema non riguarda solo le denominazioni d'”origine, ma anche i vini comuni?

Non crede che i “vini varietali”, con l’avallo dell’OMC, e con la liberalizzazione e la delocalizzazione, potrebbero minare fortemente il mercato dei vini IGT/IGP?



E-008912/2011


Risposta di Dacian Cioloș


a nome della Commissione


(16.11.2011)


 


 


La fine del regime transitorio dei diritti di impianto dei vigneti, fissata per la fine del 2015, non è un provvedimento isolato ma si inserisce all’interno dell’insieme di provvedimenti adottati dal Consiglio nel 2008 per ripristinare l’equilibrio del mercato e accrescere la competitività del settore vitivinicolo, mettendo fine progressivamente anche alla maggior parte delle misure di distillazione e introducendo misure orientate verso il futuro come la promozione nei paesi terzi, gli investimenti nel settore vitivinicolo e la ristrutturazione dei vigneti.


 


Inoltre, il regime di estirpazione volontaria è stato riattivato per tre campagne viticole (2009-2011) per dare ai produttori di vino meno competitivi la possibilità di estirpare volontariamente i propri vigneti. Con la riforma inoltre, i vini che si fregiano di una denominazione di origine protetta e di un’indicazione geografica protetta (DOP/IGP) rappresentano oramai, insieme alle diciture tradizionali e ai vini varietali, il tratto distintivo del concetto di vino di qualità dell’Unione europea. Il miglioramento dei sistemi esistenti di etichettatura, di certificazione e delle DOP/IGP è quindi uno dei pilastri della suddetta riforma e della politica di qualità dei prodotti agricoli, sia nell’interesse dei produttori che dei consumatori.


 


Per quanto concerne la politica di qualità del vino, i vini prodotti conformemente alle condizioni stabilite da un disciplinare di produzione sono ormai oggetto di controlli annuali. Le politiche nazionali ben consolidate in materia di qualità vengono salvaguardate. L’insieme di questi provvedimenti dovrebbe contribuire a garantire, sia presso i cittadini europei nell’Unione che nei paesi terzi, la valorizzazione delle competenze dei nostri viticoltori europei, produttori di vini di qualità, che siano a DOP/IGP o no.


 


Alcune organizzazioni viticole temono che la fine del regime transitorio dei diritti di impianto pregiudichi l’eccellenza della nostra produzione europea. Occorre ricordare che le DOP e IGP sono gestite dai suddetti disciplinari di produzione nei quali si precisano tutte le qualità e caratteristiche dei territori da proteggere. Tutti questi criteri e condizioni, se sono ben definiti nel disciplinare di produzione, dovrebbero contribuire a preservare la nostra viticoltura regionale di qualità e permettere di evitare effetti negativi dovuti all’abolizione dei diritti di impianto come eventuali sovrapproduzioni, deterioramento della qualità o ancora un’ipotetica concorrenza derivante da uno sviluppo dei vini varietali, come accennato dall’onorevole parlamentare.


 


La Commissione non intende proporre una modifica degli orientamenti decisi in occasione della riforma adottata solamente tre anni fa. Tuttavia, la Commissione deve presentare al Parlamento europeo e al Consiglio, prima del 31 dicembre 2012, una relazione in cui si terrà conto dell’esperienza acquisita nel quadro dell’attuazione di tale vasta riforma che, come è stato già osservato, mira a ripristinare l’equilibrio del mercato e ad accrescere la competitività del settore vitivinicolo.