PENSARE ALLE REGOLE

Il Patto Sociale ha pubblicato, in data 5 maggio, una mia analisi dal titolo ‘Milano: un problema di politica nazionale’. Un articolo in vista delle elezioni a Milano in cui sostenevo che era in atto un confronto tra due concezioni politiche e culturali diverse all’interno del ‘cosiddetto’ centrodestra.


I risultati hanno dimostrato non solo che esistono due modi diversi di essere al centrodestra ma che il Pdl, così come è concepito oggi, non rappresenta più quella visione di società moderna, riformatrice ma anche rispettosa di tradizioni e valori, che le persone si aspettano.


Lascio ad altri il dibattito sui tempi e sui modi sulla fine del berlusconismo, mi interessa di più ricordare oggi che il berlusconismo non è soltanto Berlusconi con i suoi pregi passati ed i tanti difetti degli ultimi anni, ma la pletora di ‘personaggi’ che a lui si sono uniti non per costruire un grande movimento politico ma per consolidare il proprio potere all’interno di un partito purtroppo assolutamente inserito nella concezione più retriva del vecchio sistema partitocratrico.


Citiamo solo alcuni esempi: 1) lo smodato accentramento di potere e di incarichi che alcuni hanno gestito con arroganza e fuori da ogni criterio meritocratico; 2) lo svilimento del concetto di federalismo perché il federalismo ha ragion d’essere, in un quadro di interesse nazionale, solo partendo dal basso, dai decentramenti delle grandi città e riorganizzando quella burocrazia elefantiaca che impedisce ogni sviluppo economico e di fatto copre la grande evasione fiscale; 3) la bava alla bocca, la violenza verbale, che ha contraddistinto da mesi, le dichiarazioni di esponenti del governo come Garnero Santanchè, di parlamentari come Stracquadanio o della base come Lassini; 4) il disinteresse verso i problemi della giustizia, quella che interessa i cittadini, e la colpevole protezione di tanti politici sotto inchiesta, per non dire di più; 5) la precisa volontà di contrastare l’alternanza, alternanza che fa parte di ogni democrazia, non attraverso un migliore operato amministrativo e di governo ma attraverso la calunnia e il rifiuto del confronto.


Piaccia o non piaccia Milano ha dimostrato che un centrodestra nuovo, vero esiste e può consolidarsi perché il centrodestra al quale le persone vogliono poter fare riferimento è una concezione di vita prima ancora che un’organizzazione politica. Una concezione di vita per dare sostanza ad un progetto politico aderente alle necessità della società e non succube di interessi ‘particolari’ sia di categorie che di persone.


Non molto tempo fa si è celebrata la fine delle ideologie ma in troppi ci si è dimenticati che la società ha bisogno di idee che nascano in libertà, si confrontino in parità, si possano realizzare e si realizzino nella realtà e a favore dei più e non contro alcuni.


Perciò, piaccia o non piaccia è finita comunque l’era degli ‘uomini del fare’ che troppe volte non hanno fatto, o hanno fatto male, e che troppo spesso che hanno solo annunciato leggi, riforme, regole che non hanno mai realizzato.


Oggi deve cominciare, è cominciata l’epoca del pensare: pensare per poter fare, pensare prima di fare, pensare per capire, per conoscere, per confrontarsi e, se è necessario, anche per contrastarsi ma all’interno di regole condivise nella società, nelle istituzioni e finalmente anche nei partiti.


Da oggi in poi pensiamo alle regole, così da domani, perché non c’è più tempo da perdere, potremo confrontarci, con chiarezza di ruoli, sui progetti da realizzare, partendo dal ruolo stesso della politica e dalla riforma elettorale necessaria per ridare dignità agli elettori e responsabilità agli eletti.