MANIFESTO PER L’EUROPA

Mentre aumenta la bagarre nelle e tra le forze politiche per individuare i candidati regionali ed ancora non sono definite le liste per le europee, dove si voterà con la preferenza e cioè con un sistema che rispetta il diritto del cittadino elettore di scegliere chi vuole lo rappresenti al Parlamento europeo, cerchiamo insieme di fissare alcuni punti.

La prossima legislatura vedrà le istituzioni europee, Parlamento, Commissione e Consiglio, affrontare aspetti determinanti per il futuro dell’Unione e perciò di noi tutti.

Bisognerà decidere come garantire all’Unione la Pace e la sicurezza attraverso un esercito comune ed una diplomazia veramente autorevole, in grado di interventi tempestivi ed idonei alle necessità in un mondo nel quale la velocità e la gravità degli avvenimenti non consente più tentennamenti.

L’Unione politica, della quale si parla da molti anni, non può essere ulteriormente rimandata, i passi avanti ed i risultati ottenuti con la moneta unica sono ormai acquisiti e non sufficienti neppure per l’Unione economica, è perciò urgente che si dia seguito a quanto già i padri fondatori auspicavano.

L’Europa con l’Unione politica potrà finalmente evitare di occuparsi di problemi minori, dei quali si faranno carico i singoli Stati, e potrà indirizzare la sua attività ai grandi temi che minano l’esistenza dell’Unione ed il futuro dei popoli.

L’intelligenza artificiale,

l’uso scorretto della Rete,

la lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata,

lo strapotere, non solo economico ma anche culturale e politico, di alcune gigantesche multinazionali,

la scorrettezza  del mercato, anche dentro il WTO, con merci illegali o contraffatte che minano la sicurezza del consumatore e la produzione europea,

la banca dati per le scoperte scientifiche inerenti la salute,

la politica energetica che ci affranchi dai ricatti, ci porti ad uno sviluppo delle fonti rinnovabili, senza velleitarismi e nuovi pesanti aggravi per la vita dei singoli, con incentivi per la produzione europea mentre oggi dipendiamo da altri Stati come la Cina,

il piano di sviluppo dei rapporti tra noi ed i Paesi del continente africano rivedendo l’intera politica di cooperazione là dove non ha portato risultati o addirittura procurato nuovi gravi problemi consentendo la neocolonizzazione da parte cinese e russa,

la ricostruzione dell’Ucraina devastata dalla guerra di Putin e dei rapporti di reciproco proficuo partenariato con i  paesi extra UE,

la carta, almeno europea, dei doveri, i doveri delle istituzioni e dei cittadini, una carta che completi la carta dei diritti e sottolinei il nostro impegno a difendere questi diritti in ogni parte del mondo,

la tutela dei minori e delle loro famiglie, mentre ad oggi vi sono Paesi europei che, come nel caso dello Jugendamt, decidono il futuro dei minori solo in base al loro ordinamento ed interesse  nazionale,

la lotta alla violenza sulle donne, alla pedopornografia, al traffico di esseri umani, attuando contestualmente politiche per il raggiungimento del rispetto reciproco e per realizzare un accoglienza mirata e corretta,

la difesa dell’ecosistema, e perciò della flora e della fauna selvatica, come degli animali da compagnia e da allevamento, l’ecosistema vive quando le varie specie vivono, in caso contrario se nuove ferite saranno inferte, se nuove specie scompariranno, la nostra stessa esistenza sarà sempre più messa a rischio,

l’armonizzazione effettiva dei sistemi doganali con regole e tempi certi per evitare storture, rallentamenti o eccessive accelerazioni, oggi non si hanno sufficienti garanzie, alcuni Stati sono agevolati rispetto ad altri,

la revisione del sistema fiscale che oggi crea vere e proprie conflittualità ed una scorretta concorrenza anche nel mercato del lavoro.

Ovviamente vi sono molti altri aspetti che nei prossimi anni le tre istituzioni europee devono trovare il coraggio di affrontare, non si può infatti immaginare che un’Europa con 27 Stati membri, e che potrebbe ben presto allargarsi o, meglio ancora unificare a sé altri paesi che legittimamente chiedono l’ingresso, possa continuare a decidere, su temi di grave portata, all’unanimità. Mantenere questo sistema significherebbe condannare l’Unione all’immobilismo dando così il via alla sua fine.

Pensare ad una Europa concentrica e cioè con alcuni Stati che si trovino d’accordo, prima degli altri, per realizzare le importanti riforme della politica e della difesa non è un’eresia ma diventa una necessità se ancora una volta vi saranno paesi miopi di fronte alle urgenze ed ai problemi di questo secolo pervaso da guerre, prevaricazioni, disprezzo delle leggi internazionali ed ingiustizie, umane ed economiche.

Di fronte a dittature di fatto, alla rinascita di razzismi ed antisemitismo, ad una escalation anche della violenza nella società l’Europa o è un’Unione politica o non è più neppure più un’area commerciale.