La dura e tragica reazione del governo libico alla rivolta popolare scoppiata a Tripoli e a Bengasi ha già causato più di 200 morti. La richiesta di democrazia e di libertà politica da parte dei manifestanti non si arresta nella quasi indifferenza degli Stati europei. Eppure è insopportabile che le forze dell’ordine, coadiuvate, pare, da milizie mercenarie, sparino sulla folla. La tutela degli interessi commerciali ed economici con la Libia non giustifica il silenzio sulle iniquità della dittatura. Di fronte a questa situazione può la Commissione dire se:
1. ritiene che la richiesta di libertà e democrazia debba essere sostenuta dall’Unione;
2. qualora la situazione non ritorni pacifica, crede opportuno sospendere ogni tipo di aiuto al governo libico;
3. considera necessaria l’organizzazione di una missione per visitare i campi dei profughi e verificare l’utilizzo dei fondi stanziati a scopo umanitario;
4. quali iniziative intende proporre per favorire il passaggio ad un sistema democratico rispettoso dei diritti umani?
Risposta dell’Alta rappresentante/Vicepresidente Catherine Ashton a nome della Commissione (10.5.2011) L’UE sostiene appieno le aspirazioni del popolo libico per una società democratica che rispetti i diritti umani. Il 22 febbraio 2011 l’UE ha sospeso i negoziati dell’Accordo quadro UE-Libia, nonché i contratti di collaborazione in corso con la Libia. Dal 2 marzo, l’UE applica le misure restrittive richieste dalle risoluzioni 1970, e in seguito 1973, del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in aggiunta a misure restrittive supplementari autonome, come un embargo sul materiale che potrebbe essere usato ai fini della repressione interna. Dallo scoppio della crisi, l’UE è stata molto attiva in ambito di assistenza umanitaria, in particolare nell’aiuto ai rifugiati in fuga dalla Libia. Fino al 19 aprile, il contributo totale da parte dell’UE è stato di oltre 98 milioni di euro (di cui oltre 45 milioni di euro stanziati dalla Commissione). In occasione del Consiglio europeo straordinario tenutosi l’11 marzo 2011 è stata adottata una dichiarazione, in cui si afferma che “il colonnello Gheddafi deve abbandonare il potere immediatamente. Il suo regime ha perso ogni legittimità e non è più un interlocutore dell’UE. L’Unione europea ha adottato misure restrittive contro la classe dirigente del paese e contro le entità che detengono attività consistenti controllate dal regime ed è pronta ad adottare ulteriori sanzioni”. Non appena le condizioni lo permetteranno, l’UE è pronta a sostenere la transizione della Libia verso la democrazia. A inizio aprile, una delegazione UE di alto livello si è recata a Bengasi, dove ha incontrato una serie di interlocutori, tra cui il Consiglio nazionale di transizione ed esponenti dell’opposizione e della società civile. Tutti gli interlocutori hanno espresso il loro forte impegno in favore della democrazia e dei diritti umani e hanno richiesto l’assistenza dell’UE.