La vicenda della diffusione on line
del video in cui è raccontato un Maometto violento, donnaiolo e pedofilo che ha
profondamente offeso la sensibilità musulmana pone ancora una volta, in tutta
la sua portata, la questione della regolamentazione di internet. In nome di
un’utopia libertaria e dei suoi militanti sostenitori internet non pone limiti
alla diffusione di qualsiasi cosa vi venga inserita: messaggi, notizie, video,
fotografie ecc. In nome della libertà tutto deve essere diffuso, niente può
essere vietato. Succede perciò che internet diventa il miglior trasmettitore di
messaggi legati al terrorismo, ad attentati, all’organizzazione di
manifestazioni violente, ai richiami pedofili e pedopornografici,
contravvenendo nella maggior parte dei casi alle leggi in vigore negli Stati in
cui internet è presente. La decisione di Google di bloccare il video in
questione in alcuni paesi ha reso evidente, se ancora fosse necessario, che la
libertà utopica di internet può essere limitata. Ma chi decide questi limiti? I
signori della Silicon Valley con decisioni discrezionali e selettive, come è il
caso del trailer di ‘Innocence of Muslims’, oppure i governi legittimi o una
regola uguale per tutti come è di fatto quella che dirime le responsabilità di
chi è giornalista o direttore di un sistema informativo?
Di fronte a questa realtà complessa e
contestata la Commissione:
1.
ritiene possibile garantire, nel mondo della
comunicazione digitale e globalizzata, una visione della libertà d’espressione
universale, applicata ovunque nello stesso modo?
2.
In caso affermativo quali iniziative intende
intraprendere per raggiungere questo obiettivo o almeno garantirlo negli Stati
dell’Unione?