Lettera a Flavia Perina

On. Direttore

Flavia Perina

 

Carissima Flavia,

sono d’accordo: occorre una destra dei diritti, occorreanche un partito-movimento che sappia essere riformatore ma conservi valorifondamentali. Una destra, un partito capace di abbandonare la nostalgia deisogni non vissuti per immaginare e costruire il futuro cominciando a darerisposte per il presente, altrimenti la gente muore mentre qualcuno, cheavrebbe la possibilità di migliorare il quotidiano, si limita a lanciareprogetti e proposte per poi allontanarli o smentirli il giorno dopo.

Sono d’accordo, perciò, con la tua intervista a VittorioZincone e, per questo, credo che oggi abbiamo la necessità di affrontare unnodo cruciale e di affrontarlo in modo inequivocabile: per costruire la destradei diritti, bisogna riconoscere che non esiste da anni, se non con sporadicheeccezioni, la destra dei doveri. Diritti e doveri o camminano insieme o lademocrazia, la giustizia, la libertà, rimangono parole.

Esiste la carta universale dei diritti, per altro purtroppospesso disattesa anche in Italia e troppo ignorata nei Pesi meno sviluppati.Ora occorre una carta universale dei doveri: i doveri delle Istituzioni verso icittadini e quella dei cittadini verso le Istituzioni, i doveri dei partitiverso gli iscritti, dell’informazione verso coloro che vorrebbero essereinformati e non solo bombardati dai commenti di parte.

Prendo spunto dalla tua intervista per riproporre a te, dasempre capace di cogliere anche le sfumature dei malesseri della nostrasocietà, l’idea di quella carta dei doveri che nel settembre 2006 presentai aMilano, doveri dei quali spesso anche Sarkosy parlò poi nella sua campagna perle presidenziali.

Chi come me ha militato per anni in un partito che, comete, ho molto amato, chi appartiene alla cosiddetta “gente comune”, vuole oggirisposte capaci certamente di immaginare il domani, ma altrettanto sufficientia risolvere il quotidiano che ci assilla, e cioè quel quotidiano che in alcuneoccasioni vede persone non in grado di governare la propria sfera privata maconvinte di saper governare la società.

Nell’era di Internet, unico strumento al mondo senzaregole, io mi schiero con coloro che credono che proprio in assenza di regolenon ci sia libertà. Le regole, poche, chiare, applicabili, applicate e consanzioni per chi non le rispetta, stabiliscono in modo inequivocabile i dirittied i doveri dei singoli e della società, del mercato e della politica, deipotenti e dei semplici.

Se sei d’accordo, parliamone insieme.

 

 

Un caro saluto.

 

Cristiana Muscardini