L’ESCISSIONE ‘ESTETICA’?

In una
dichiarazione fatta dal deputato Ellouze del partito islamista Ennahda al
giornale “Le Magreb” di
Tunisi si afferma che nelle regioni africane in cui fa caldo si è costretti a
praticare alle ragazze l’escissione clitoridea per ragioni terapeutiche.
Secondo il parlamentare islamista l’ablazione sessuale non è una mutilazione,
ma semplicemente una pratica “estetica” e come tale, si suppone,
assolutamente legittima per migliorare la bellezza del corpo femminile, come
avviene per altre parti come il volto o il seno. E’ vero che in un secondo
momento il deputato ha dichiarato che le sue affermazioni sono state deformate,
ma è altrettanto vero che esse rispondono ad una concezione che si diffonde
sempre più ampiamente, a giustificazione della pratica delle mutilazioni
genitali femminili.

 

La Commissione, che
attraverso le dichiarazioni fatte ai parlamentari europei dal Commissario
Reding il 6 marzo scorso prende ulteriormente posizione contro le MGF in
occasione della Giornata della Donna contro la violenza usata nei suoi
confronti,

 

  1. condivide l’opinione che
    l’escissione in questione non è altro che un’operazione estetica e non una
    mutilazione genitale?
  2. Si rende conto che
    un’interpretazione simile dà il via libera alle mutilazioni genitali,
    negando la violenza implicita praticata sul corpo femminile e l’attentato
    alla sua integrità?
  3. Non considera urgente
    realizzare campagne di sensibilizzazione al problema, prevedendo strumenti
    e prodotti fruibili dalle comunità-target, insieme alle associazioni
    femminili africane e a quelle  che
    in Europa si battono contro le MGF?

IT
E-002926/2013
Risposta dell’Alta rappresentante / vicepresidente Catherine Ashton
a nome della Commissione
(16.5.2013)

 

 

Come ricordato nell’interrogazione, la Commissione condanna
la pratica della mutilazione genitale femminile.

 

Per quanto riguarda la Tunisia, attualmente non
esistono prove tangibili che la società tunisina mostri maggiore tolleranza nei
confronti della pratica della mutilazione genitale femminile o che la
giustifichi. Dopo la rivoluzione, l’associazione delle donne e le organizzazioni
della società civile hanno difeso attivamente e rafforzato i diritti delle
donne.

 

L’UE promuove attivamente campagne di sensibilizzazione a
questa problematica. Per esempio, ha sostenuto, in collaborazione con l’UNICEF,
il progetto “Contributing to the Abandonment of Social Norms Harmful to Girls
and Women: A Matter of Gender Equality” (Contribuire ad abbandonare norme
sociali dannose per le ragazze e le donne: una questione di parità fra uomo e
donna), che ha offerto la possibilità di favorire il cambiamento di mentalità a
proposito di norme sociali profondamente radicate che prevedono pratiche
dannose per i bambini, in particolare i matrimoni infantili e la mutilazione
genitale femminile/escissione clitoridea in diversi paesi africani.

 

Nel corso del 2013 la Commissione avvierà una serie di attività per
affrontare questo tema. Il 6 marzo 2013 il commissario responsabile di
giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza ha organizzato una tavola
rotonda sulle mutilazioni genitali femminili. I risultati di una consultazione
pubblica lanciata lo stesso giorno serviranno a sviluppare la politica della
Commissione in materia. La
Commissione fornirà inoltre assistenza agli Stati membri per
le attività di informazione e comunicazione volte a porre fine alla violenza
contro le donne, anche a proposito delle mutilazioni genitali femminili (mediante
il programma Progress), e alle organizzazioni sul campo per i progetti tesi a
lottare contro le mutilazioni e altre pratiche dannose (mediante il programma Daphne).