LEGGE SUL TURISMO CINESE

Interrogazione con richiesta di
risposta scritta E-003846/2014

alla Commissione

Articolo 117 del regolamento

Paolo Bartolozzi (PPE), Sergio Berlato (PPE), Franco Bonanini (NI), Mario
Borghezio (NI), Susy De Martini (ECR), Franco Frigo (S&D), Barbara Matera
(PPE), Claudio Morganti (EFD), Cristiana Muscardini (ECR), Alfredo Pallone
(PPE), Crescenzio Rivellini (PPE), Oreste Rossi (PPE), Giancarlo Scottà (EFD),
Marco Scurria (PPE), Sergio Paolo Francesco Silvestris (PPE), Giommaria Uggias
(ALDE) e Iva Zanicchi (PPE)

Lo scorso ottobre è entrata in
vigore una nuova legge sul turismo in Cina. Oltre a definire le regole che
dovranno osservare i turisti cinesi che visitano un paese, la nuova legge si
pone come obiettivo il rafforzamento dei diritti dei viaggiatori al fine di
prevenire la concorrenza sleale e regolare i prezzi di ingresso alle attrazioni
del paese di destinazione.

Il nuovo quadro normativo nasce per
contrastare la pratica apparentemente largamente diffusa nei paesi dell’area
(Taiwan, Nuova Zelanda, Corea del Sud) dei cosiddetti “tour a prezzo negativo”.

Si tratterebbe di pacchetti
turistici venduti a prezzi notevolmente inferiori a quelli dei loro costi
effettivi con l’aspettativa che tale differenza venga poi colmata dagli
acquisti in località o negozi predefiniti e concordati, ma non ufficialmente
compresi nello stesso programma di visita.

Questa stessa logica, giustamente
volta a combattere pratiche illegali e tutelare i diritti dei turisti cinesi,
con la nuova legge sul turismo è stata tuttavia generalmente applicata e estesa
a tutte le altre destinazioni turistiche mondiali dove le pratiche in questione
non si verificano e non si sono mai verificate.

L’effetto è un significativo
incremento dei prezzi dei tour turistici cinesi che potrebbe tradursi in
ridotti flussi di visitatori e avere quindi risvolti discriminatori e
penalizzanti per taluni paesi e località, soprattutto europei.

Stante l’impegno comunitario a
rilanciare e potenziare il settore del turismo come risorsa per uscire dalla
crisi e considerati i numeri e il valore per i mercati europei del turismo in
arrivo dalla Cina – tra i primi al mondo per dimensioni, con circa 3 miliardi
di turisti potenziali e un contributo al mercato mondiale superiore al 7% – potrebbe
la Commissione:

1.    attivarsi
per verificare che quanto disposto dalla legge in questione non sia una misura
introdotta dalle autorità cinesi per scoraggiare di proposito i viaggi e gli
acquisiti in Europa e colpire quindi in maniera discriminatoria le aziende e le
produzioni europee e il loro indotto;

2.    chiarire
quali strumenti ha a disposizione per eventualmente contrastare una possibile
volontà discriminatoria;

3.    tenere
in debita considerazione e sollevare tale situazione nelle opportune sedi negoziali?


IT

E-003846/2014

Risposta di Karel De Gucht

a nome della Commissione

(11.6.2014)

La Commissione non dispone di
nessuna prova a dimostrare che la nuova legge cinese sul turismo sia stata
introdotta deliberatamente per scoraggiare i viaggi nell’Unione europea. La Commissione non ha ricevuto
inoltre nessuna informazione dall’industria turistica europea che indichi un
calo dei turisti cinesi.

 

La Commissione interpreta che
l’obiettivo della nuova legge sia di assicurare la concorrenza leale e prevenire
le pratiche di vendita sleali da parte dei tour operator cinesi. A prima vista
una simile misura risulta essere un regolamento interno che non viola gli
impegni internazionali sottoscritti dalla Cina in campo commerciale.

 

Per esaminare ulteriormente la questione
la Commissione
approfitterà dell’imminente Trade Policy Review of China (previsto nel luglio
2014), nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio, per chiedere chiarimenti
alla Cina sulla nuova legge.

 

Tra la Cina e l’UE è attiva una linea continua di contatti
bilaterali nell’ambito dei quali si affrontano, se del caso,  gli eventuali casi di discriminazione di
imprese e prodotti europei o le eventuali violazioni degli impegni commerciali sottoscritti
dalla Cina nei confronti dell’UE.