LE ROSE DEL KENIA

Il mercato delle rose in Italia rappresenta un giro d’affari di 1,4 miliardi di euro, ma le importazioni dal Kenya mettono a rischio il 10% dei posti di lavoro italiani del settore, circa 20.000 impieghi. Perché tanto rischio? Perché il costo delle rose a stelo in Africa, trasporto compreso, è di 4-5 centesimi, mentre in Italia, trasporto escluso, è di 18-20 centesimi. I motivi che portano a questa enorme differenza di costi sono molteplici, incluso quello del riscaldamento che in Africa non è necessario. Ma quello che è più determinante è rappresentato dal bassissimo costo della mano d’opera, che spesso non usufruisce nemmeno dei diritti previdenziali elementari.  La globalizzazione presenta grandi vantaggi, ma quando si parte da condizioni così diverse, la concorrenza rimane falsata e quindi diventa sleale. La sola difesa allora è la tanto vituperata protezione che deve colmare le differenze strutturali che falsano la concorrenza.


 


La Commissione


 


1.    condivide questa opinione?


2.    è in grado di valutare le ragioni concrete che portano a questa enorme differenza di costi e a determinare i parametri che meritano di essere tenuti in conto per riequilibrare la concorrenza?


può dire se anche i Paesi Bassi, leader nella produzione di fiori, si trovano nelle stesse condizioni dell’Italia?



E-005115/2011


Risposta di Karel De Gucht


a nome della Commissione


(4.8.2011)


 


 


Il settore dei fiori in Kenya contribuisce a creare occupazione e ad alleviare la povertà in un paese in cui più della metà della popolazione vive ancora al di sotto della soglia di povertà. Le coltivazioni di fiori sono da tempo un importante datore di lavoro in Kenya. Circa 55.000 persone dipendono direttamente dall’industria floricola per vivere. La Commissione è consapevole del fatto che il costo del lavoro è effettivamente più basso in Kenya. Tuttavia, come giustamente rimarca l’Onorevole deputata, anche altri fattori quali il clima e i costi dei trasporti nonché le fluttuazione valutarie sono importanti ai fini della competitività.


 


L’UE concede un accesso preferenziale ai fiori recisi e al fogliame ornamentale del Kenya che entrano sul mercato UE ad un dazio dello 0% in forza del regolamento sull’accesso al mercato[1] (regolamento (CE) n. 1528/2007) in seguito alla conclusione dei negoziati per un accordo di partenariato economico (APE) interinale prima del 31 dicembre 2007 con i paesi della Comunità dell’Africa orientale (EAC), di cui fa parte il Kenya. Tuttavia l’APE interinale non è stato firmato. Sono ancora in corso i negoziati in vista di un APE completo.


 


Negli ultimi due anni le importazioni di fiori recisi e di fogliame ornamentale dal Kenya hanno subito una contrazione, del 3% nel 2009 e del 5% nel 2010 in volume e rispettivamente del 7% e del 3% in valore.


 


La Commissione ha espresso al settore floricolo del Kenya le sue preoccupazioni sul benessere dei lavoratori e segue attentamente la questione rivolgendosi anche direttamente all’industria locale.


 


I Paesi Bassi sono il principale punto nodale per il commercio dei fiori e detengono una quota del 55% delle importazioni verso l’UE e del 75% delle esportazioni dall’UE. Nel 2010 la produzione olandese di piante e fiori è aumentata del 5,6% in valore (raggiungendo il suo livello più elevato) mentre la superficie adibita alla floricoltura è aumentata del 3,5% (non sono disponibili dati dettagliati per quanto concerne le rose).


 








[1]     Regolamento (CE) n.1528/2007, GU L 348 del 31.12.2007