LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE NEL COMMERCIO INTERNAZIONALE

   

Le piccole e medie imprese nel commercio internazionale.

    Non é solo un fatto simbolico avviare i nostri lavori con il primo scambio di opinioni sulla relazione in oggetto nel giorno in cui la Presidenza francese ci ha illustrato i suoi programmi per il prossimo semestre di attività dell’Unione europea; infatti l’attività ed il rafforzamento delle piccole e medie imprese in una dinamica strategica internazionale costituiscono un punto importante di tali programmi e quindi la nostra riflessione giunge a proposito e puó articolarsi attraverso un parallelismo convergente con l’azione della Presidenza dell’Unione. 

La” legge sulle piccole e medie imprese”, vale a dire le imprese che contano meno di 250 impiegati, presentata il 24 giugno dalla Commissione europea é un altro segno di rilievo dell’attenzione verso questo settore nevralgico ed un passo importante verso un’Europa degli imprenditori. La legge si propone sostanzialmente di ridurre le formalità amministrative ed in generale la creazione di condizioni più favorevoli alle piccole e medie imprese che rappresentano in Europa il 99% delle imprese- 75 milioni di impieghi e 23 milioni di imprese, dati assai significativi.

La legge sulle piccole e medie imprese si propone di integrare le PMI nella strategia di Lisbona con nuove misure legislative in quattro settori che le riguardano da vicino, una regolamentazione generale d’esenzione o comunque derogatoria in materia di aiuti di Stato, un nuovo Statuto di Società privata europea,la possibilità di applicare aliquote IVA ridotte per certi servizi a forte intensità di mano d’opera e la modifica della direttiva sui ritardi di pagamenti. Queste misure dovrebbero favorire le piccole e medie imprese nel mercato interno dell’Unione europea, anche per la paventata riduzione di formalità amministrative e non possono che essere accolte con un certo interesse dal mondo delle PMI. 

La nostra commissione sul commercio internazionale deve accompagnare questa iniziativa con una sua riflessione sulla vera dimensione esterna della piccola e media impresa, sulle difficoltà di accedere sui mercati internazionali extra UE e quindi sugli strumenti per superare tali impasse.

Nei prossimi anni di probabile crisi della domanda interna in Europa per il rallentamento della crescita e per l’aumento dei costi energetici, la domanda crescente di nuovi consumi si concentrerà con tutta probabilità in quei paesi che trarranno profitto dal boom petrolifero, in quelli a forte espansione economica, la Cina , l’India ed i paesi asiatici e quindi bisogna favorire l’internazionalizzazione delle imprese e la loro capacità di muoversi sui mercati internazionali, la qual cosa resta ancora non facile per molte piccole e medie imprese.

Le cifre riportate dall’Istituto Bruegel per l’anno 2007 sono indicative: solo l’8% delle PMI dell’Unione europea a 27 esportano fuori dai confini nazionali; il 10% delle imprese europee realizza il 96% delle esportazioni ed infine solo un terzo delle imprese esportatrici lo fa fuori dai confini dell’UE.

Sono cifre che ci dimostrano tutte le caratteristiche del mercato delle PMI e la loro differenziazione netta con le grandi imprese che hanno per numeri, forza economica ed altro una maggiore propensione all’ esportazione e  possono meglio profittare, a differenza delle PMI, del mercato globalizzato. Occorre trovare la strategia appropriata per permettere anche alla PMI, che spesso subiscono gli effetti negativi della globalizzazione, di potersene in qualche modo avvantaggiare. 

La Comunicazione ” Europa Globale” ha certamente rappresentato un importante passo avanti in questa direzione, ma appare ancora centrata su una linea politica troppo sbilanciata a favore dei grandi gruppi economici europei 

Nella sua riflessione la nostra commissione deve riprendere i riferimenti delle recenti relazioni sulla dimensione esterna dell’Unione, sull’accesso ai mercati esteri, sul commercio dei servizi, sulla contraffazione, sulle misure di difesa commerciale e fare un’analisi più particolare per le piccole e medie imprese per verificarne la tipicità rispetto a queste problematiche, le difficoltà esistenti, le strade per superarle.  

Possibili temi della relazione  

Il quadro multilaterale e l’OMC 

Nonostante le prospettive per accordi multilaterali di ampio respiro non siano particolarmente incoraggianti, é opportuno in questa sede insistere sulla necessità di rivedere il sistema OMC in modo tale tenga in maggior conto il ruolo delle PMI e i loro interessi.   

L’OMC ha bisogno del supporto delle PMI come le PMI hanno bisogno di un quadro normativo internazionale chiaro e funzionale.  Rimuovere le barriere non tariffarie e promuovere il commercio attaverso idonee misure di semplificazione e di armonizzazione normativa sono sicuramente alcune delle principali priorità per le PMI.  Occorrerà inoltre rendere il sistame delle regole di origine meno complesso e oneroso per le PMI e prendere inconsiderazione la creazione di un sistema di corti arbitrali rapido e poco oneroso che possa permettere alle PMI di evitare le lungaggini e le difficoltà che un contenzioso con le autorità doganali o commerciali con certi paesi terzi comporta.  

Riforma degli Strumenti di difesa commerciale. 

Il relatore si felicita per la decisione della Commissione di ritirare la proposta di riformare unilateralmente l’antidumping, lanciata all’inizio del 2007.  Questa iniziativa apparentemente ispirata da considerazioni non legate alla competitività dell’industria europea é stata giustamente rigettata sia dalla stragrande maggioranza degli Stati membri che da un numero molto elevato di attori commerciali ed economici comunitari. 

La situazione della difesa commerciale comunitaria si é comunque deteriorata durante gli ultimi anni di questa Commissione.  Molte decisioni discutibili e dannose per l’industria europea sono state prese negli ultimi mesi apparentemente senza giusitifcazioni né rispetto per la stessa normativa europea e internazionale.  Il sistema deve essere reso quindi più trasparente e attento alle giustificate esigenze dell’industria europea. 

Tra le misure da prendere senza ritardo c’é il rafforzamento del desk PMI, lanciato con molta enfasi alcuni anni fa e poi quasi dimenticato.  É importante che la Commissione offra i propri servizi e la propria consulenza alle PMI e alle loro associazioni che lamentano condotte commerciali sleali nei loro confronti.  Un sostegno qualificato in fase di preparazione e di revisione delle denuncie antidumping e antisovvenzioni é dunque necessario. 

Un altro punto essenziale nell’ambito della difesa commerciale riguarda l’accesso alle investigazioni stesse. Le statistiche mostrano che la maggior parte dei casi antidumping (salvo alcune importanti eccezioni, vedi il caso calzature) interessa grandi gruppi industriali o comunque settori economici caratterizzati da poche aziende produttrici.   

Settori industriali di primaria importanza per l’economia europea restano dunque esclusi da questa tutela che ci viene offerta dagli accordi OMC. Questa situazione deve cambiare.  Occorre in primo luogo rivedere il concetto di “proporzione della produzione comunitaria totale”, abbassando la soglia per le denuncie (attualmente fissata al 25% della produzione comunitaria) e permettere alle associazioni di categoria dei settori in cui le PMI sono maggiormente diffuse di poterle validamente rappresentare innanzi alla Commissione.  Gli oneri che questa norma comporta sono ancora più evidenti in settori come quello delle calzature o del tessile che contano decine di migliaia di imprese sparse in quasi tutti i paesi membri dell’UE.   

É altresì imperativo che la mole di informazioni richiesta dalla Commissione in fase di preparazione della denuncia sia congruamente ridotta e che si eviti di chiedere all’industria di rimpiazzare l’autorità inquirente nel reperimento di informazioni confidenziali per loro natura estremamente difficili da ottenere. 

Per quanto riguarda inoltre i casi di difesa commerciale aperti da paesi terzi contro le imprese europee, il relatore é dell’avviso che la Commissione debba reagire con rinnovata energia nelle sedi appropriate qualora queste pratiche non trovino giustificazione negli accordi internazionali vigenti e danneggino le PMI. 

Proprietà intellettuale e marcatura d’origine. 

Le violazioni dei diritti della proprietà intellettuale a danno delle imprese europee sono cresciute in maniera esponenziale negli ultimi anni sia all’interno che all’esterno dell’UE.  La contraffazione non é un fenomeno che riguarda soltanto le grandi marche ma anche molte PMI che con costanza e dedizione sono state capaci di creare prodotti innovativi e competitivi.  Nonostante alcuni prodotti contraffatti abbiano un’origine comunitaria, la maggior parte di essi proviene da paesi terzi extra-UE. 

La contraffazione causa danni spesso irreparabili a queste aziende che non posseggono gli stessi mezzi delle multinazionali del lusso per difendersi in modo appropriato.  Occorre dunque rafforzare la tutela dei diritti della PI non soltanto in Europa ma anche e soprattutto in quei paesi come la Cina dove il fenomeno della contraffazione é più radicato.  In questo ambito alle PMI dovrebbe essere garantito un miglior supporto politico e diplomatico e, in certi casi, anche un aiuto giuridico – finanziario per far fronte alle notevoli spese che una causa in un paese terzo comporta.  Occorrerebbe inoltre che l’UE e i suoi Stati membri intervengano prontamente nei confronti delle autorità locali per convincerle ad una più stretta osservanza dell’accordo TRIPs e delle norme nazionali che proteggono la PI.

 Allo stesso modo, l’introduzione di un sistema di marcatura d’origine dei prodotti provenienti da paesi extra-europei sarebbe auspicabile per permettere ai settori interessati, generalmente composti da PMI, di mettere in valore l’origine europea dei loro prodotti, vista sovente dai consumatori europei e internazionali come una garanzia di sicurezza e di rispetto di elevati standard produttivi. 

La Strategia di Accesso ai Mercati dei paesi terzi. 

Questo aspetto della comunicazione Global Europe é stato già analizzato da una relazione della Commissione INTA dell’anno scorso, le cui conclusioni sono pienamente condivisibili.   

Per quanto riguarda le PMI, sarebbe opportuno che oltre ad una migliore circolazione delle informazioni relative alle barriere non tariffarie usate dai paesi terzi per scoraggiare le importazioni sia a livello nazionale che comunitario, si proceda ad una razionalizzazione del Market Access Database che consenta un suo più facile accesso soprattutto da parte degli operatori delle PMI.  La creazione di sezioni dedicate alle PMI e la traduzione integrale del sito in tutte le lingue comunitarie é altresì necessaria per garantire un equo accesso a tutti gli operatori economici europei. 

Sarebbe infine auspicabile che i Market Access Team che la Commissione si é impegnata a creare nelle sue principali delegazioni includano un addetto specificamente incaricato di seguire i problemi delle PMI. 

Accordi di libero scambio 

Le difficoltà che hanno ritardato la conclusione di accordi multilaterali negli ultimi anni, hanno aperto la strada ad una nuova generazione di accordi di libero scambio bilaterali che sono attualmente in corso di negoziazione. 

La Commissione dovrebbe a questo riguardo valutare con crescente attenzione l’impatto che questi accordi sono suscettibili di produrre sulle PMI nell’UE come nei mercati dei paesi terzi. 

La Commissione dovrebbe quindi astenersi dal concludere accordi che non siano favorevoli all’economia europea in generale e alle PMI in particolare e che si risolvano in concessioni unilaterali non adeguatamente bilanciate da analoghe offerte salvo che nel caso dei paesi meno sviluppati per i quali criteri non strettamente economici sono applicabili.  Sarebbe opportuno inserire in tali accordi clausole speciali a favore delle PMI. É inoltre necessario che la Commissione garantisca un monitoraggio permanente di questi accordi e intervenga tempestivamente in caso di non ottemperanza delle obbligazioni assunte dalle controparti. 

Trade facilitation 

Per trade facilitation si intendono tutte le difficoltà che gli operatori commerciali incontrano quando intendono esportare in certi mercati.  Queste difficoltà (richieste di documentazione eccessiva, procedure doganali ingiustificatamente pesanti e altre lungaggini burocratiche) rappresentano un problema reale per l’industria europea e in particolare per le PMI.  Si calcola infatti che esse rappresentino fino al 15% della valuta delle merci esportate dall’UE.  

Le iniziative della Commissione in questo ambito per quanto promettenti non hanno ancora permesso un reale miglioramento per le PMI.  Sarebbe dunque opportuno che la Commissione procedere senza ritardo a discutere il problema con i suoi partner commerciali sia in ambito bilaterale che multilaterale (revisione dell’accordo GATT) e che prendesse opportune contromisure qualora  si verificassero dei persistenti e ingiustificati ritardi nella messa in opera dei miglioramenti cosi concordati. 

Appalti pubblici 

Gli appalti pubblici sono uno dei settori economici più promettenti per l’economia europea.  L’industria europea ha un reale potenziale di crescita in questo settore ma incontra persistenti difficoltà in molti paesi terzi che rifiutano di garantire alle imprese europee un analogo accesso alle loro procedure di appalto che restano sovente poco trasparenti e eque. 

Per quanto la materia sia regolata da un apposito accordo OMC, é evidente che senza iniziative decise dall’UE non sarà possibile, nel quadro commerciale attuale, garantire piena uguaglianza di diritti alle imprese europee.  La proposta contenuta nella Comunicazione “Europea Globale” di applicare restrizioni mirate agli appalti europei per quei paesi che non offrono accesso ai loro propri mercati pubblici é senz’altro benvenuta e positiva per le PMI. 

La Commissione dovrebbe in questo ambito riferire al Parlamento quali risultati siano stati fin ora ottenuti e quali sono le iniziative che intende perseguire per ottenere un migliore accesso agli appalti pubblici dei paesi terzi per le PMI europee. 

Politiche monetarie  

Bisogno di una politica monetaria, fondata fin dove é possibile sulla stabilità dei prezzi e su un cambio euro-dollaro che permetta l’ingresso sui mercati esteri, a cominciare da quello americano.  

Mi sembra che queste possano essere le linee generali sulle quali costruire la nostra relazione,naturalmente con tutti gli arricchimenti che verranno dai vostri contributi.