LE CONSEGUENZE DEL QUANTITATIVE EASING (QE) DELLA FED

Nel corso della
riunione informale dei banchieri centrali, che ha avuto luogo a Jadkson Hole
nel Wyoming alla fine d’agosto, la direttrice del FMI Christine Lagarde, ha
ammesso che con le nuove crisi delle economie emergenti “siamo in una nuova pericolosa fase che potrebbe
far deragliare la fragile ripresa
” e che le riverberazioni sui mercati
finanziari “potrebbero ritornare dove
hanno avuto origine, cioè negli Usa”.
La prospettiva non è rosea ed impone
di chiederci se la politica monetaria futura della Fed rimane identica a quella
del recente passato, vale a dire all’immissione di liquidità nel sistema, che
con la terza operazione QE ha convogliato 85 miliardi di dollari al mese per
acquistare nuove obbligazioni del Tesoro e altri titoli bancari meno solvibili,
come i derivati asset-backed-security. Probabilmente
anche in Europa si è capito che con una finanza drogata non si risolvono i
problemi del debito pubblico e non si opera sulle cause che hanno prodotto la
crisi sistemica.

 

La Commissione

 

1.   
Ha un’opinione sulle conseguenze della politica Quantitative
Easing della Fed?

2.   
Quali risultati ha raggiunto tale politica per l’economia
americana?

3.   
E quali per il resto del mondo, Europa compresa?

4.   
La crisi delle economie emergenti che impatto potrebbe avere
sulle economie dei Paesi dell’UE?

5.   
Ha proposte da presentare al prossimo G20 nel caso in cui
la Fed
modificasse la sua politica di QE?