A seguito di una siccità senza precedenti, seguita da incendi devastanti che hanno ridotto la sua produzione cerealicola del 28%, il 5 agosto scorso la Russia ha annunciato l’intenzione di sospendere le sue esportazioni per preservare l’approvvigionamento del suo mercato interno. La conseguenza è stata un’infiammata improvvisa del prezzo del frumento che ha raggiunto i 236 euro la tonnellata sui mercati europei, il livello più alto dal 2008. Negli USA, la progressione dei prezzi, dalla metà di giugno, è stata dell’80%, la più rapida da 40 anni a questa parte. Considerata tale consistente e temibile volatilità, è possibile che due anni soltanto dopo la grande crisi alimentare il mondo sia nuovamente confrontato con lo spettro della fame? Se il congelamento delle esportazioni russe non sarà verosimilmente sufficiente a scatenare una crisi siffatta, esso tuttavia accresce la tensione sui mercati agricoli internazionali e contribuisce a renderli più sensibili al minimo rischio climatico o d’altro genere.. Cosa succederebbe se altri Paesi decidessero di fermare le loro frontiere per proteggere i loro mercati? Cosa accadrebbe se sciagure climatiche si scatenassero altrove nel mondo, come in Argentina o in Australia, che sono tra i maggiori produttori ed esportatori di cerali del mondo? Già le recenti drammatiche inondazioni in Pakistan hanno colpito la raccolta di riso di questo Paese gran produttore, mentre in Canada – quarto esportatore di frumento – gli agricoltori temono che l’alto livello delle piogge minacci il loro raccolto. A ciò si aggiunge l’impatto degli speculazione, il cui potere è tale che uno solo tra di essi può destabilizzare il mercato.
La Commissione,
1 . è in grado di spiegare perché nel corso della conferenza riunita dal Commissario per l’agricoltura a fine luglio per tirare le conclusioni del Foro pubblico, nessuno degli esperti europei ha anticipato questa brutale rialzo dei prezzi del frumento, quando già gli incendi in Russia, da più di un mese devastavano villaggi e raccolti?
2 . Condivide l’opinione dell’OCDE che suggerisce una politica tendente a dare agli agricoltori i mezzi per farsi carico dei rischi legati alle loro attività, sostenendo nello stesso tempo il potere d’acquisto degli alimenti dei consumatori a basso reddito?
3 . Non ritiene che le decisioni individuali, come quella presa recentemente dal governo russo, dimostrino per le reazioni sproporzionate che provocano, la dimensione strategica di questo specifico settore?
4 . Non considera necessaria, perciò, una governance dell’agricoltura internazionale, al fine di evitare e/o di gestire i rischi che provocano la destabilizzazione?