LA TUTELA DEI DELFINI

Quattordici istituti
europei (Italia, Francia e Regno Unito) coordinati dall’Acquario di Genova,
hanno effettuato una ricerca su due popolazioni di delfini, dalla quale risulta
che 550 delfini vivono sulle rotte del vesante italiano del mar Tirreno
settentrionale, da Imperia all’isola d’Elba, mentre 450 si spostano dalla costa
francese, fra Monaco e Tolone, alla costa della Corsica, dalla sua punta
settentrionale fino ad Ajaccio. L’eccezione singolare è rappresentata da un
solo delfino che “sconfina” in perfetta solitudine da Saint Tropez alla costa
ligure di Levante e ritorno. Questi cetacei sono costantemente seguiti e
beneficiano di un controllo scientifico e naturalistico mirato alla loro tutela
e all’approfondimento della conoscenza del loro modo di vivere, di crescere e
di allevare i piccoli. Studi seri e scientificamente corretti. Ciò nonostante
quarantacinque carcasse di delfini dall’inizio dell’anno sono finite sulle
spiagge del Tirreno per colpa – pare – del batterio photobacterium damselae, che può portare a sindrome emolitica e
lesioni ulcerative.

 

La Commissione

 

1.   
conosce i risultati di questa ricerca?

2.   
Sa dirci se le indagini del Ministero dell’Ambiente italiano
confermano le cause della moria dei 45 delfini?

3.   
Sono state effettuate ricerche anche in altre zone del
Mediterraneo e/o per altre popolazioni di cetacei e pesci?

4.   
Esistono programmi UE per la tutela dell’ambiente marino e la
salvaguardia delle varie specie?

E’ in grado di comunicarci quali azioni preventive
sono possibili per evitare altre morie?

IT

E-002419/2013

Risposta di Janez Potočnik

a nome della Commissione

(13.5.2013)

 

La Commissione è a conoscenza della singolare moria di
stenelle striate lungo le coste italiane del Tirreno. Pur non essendo al
corrente dello studio citato dall’onorevole deputato, la Commissione ha avviato
diversi progetti di ricerca, nell’ambito del 7° programma di ricerca, sul funzionamento
degli ecosistemi marini e sull’impatto delle attività dell’uomo. Tuttavia, non
è stato condotto alcuno studio specifico sui contaminanti e le altre sostanze,
come ad esempio le alghe tossiche o i batteri che colpiscono le stenelle
striate.

L’ambiente marino è protetto sia dalla
direttiva Habitat (1992/43/CE)[1] che
dalla direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino (2008/56/CE)[2].
La prima impone agli Stati membri di attuare le misure stabilite dall’articolo 12
per la rigorosa tutela delle specie elencate nella direttiva. In base alla
seconda, gli Stati membri sono tenuti a monitorare le condizioni dei mammiferi
marini nelle rispettive (sotto)regioni
e adottare le misure necessarie per conseguire un buono stato ecologico entro
il
2020.

Inoltre, nell’ambito della politica
comune della pesca sono state adottate misure di gestione della pesca per mitigare
l’impatto negativo sulle popolazioni di cetacei nel corso delle operazioni di
pesca. Vanno ricordate infine le norme UE che regolano l’impiego delle reti da
posta derivanti[3]
e le misure adottate di recente dalla Commissione generale per la pesca nel
Mediterraneo (GFCM), su iniziativa dell’Unione europea, per ridurre le catture
accidentali di cetacei nella regione GFCM[4].”

Fino a quando non saranno state valutate
le cause della moria di delfini, la Commissione non è in grado di dire se sia possibile
adottare altre misure per evitare ulteriori decessi.

 

 

 



[1]     GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7

[2]     GU L 164 del 25.6.2008, pagg. 19–40

[3]     GU L 171 del 17.6.1998,  pag. 1

[4]     Raccomandazione GFCM/36/2012/2