LA RIFORMA ELETTORALE CHE I PARTITI NON VOGLIONO

Ancora una volta, mentre continuano le
dichiarazioni ed i commenti sulle recenti elezioni amministrative nelle quali,
come sempre, più o meno tutti hanno vinto, si riaccende il dibattito tra “non
udenti” sulla riforma della  legge elettorale e, come dice un vecchio
detto, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e nessuna forza politica
sembra voler ascoltare i sentimenti di disaffezione e sfiducia degli 
elettori. Come  sempre per i capi partito il problema non è cercare una
legge che garantisca al massimo livello la libertà di scelta degli elettori e,
di conseguenza, sia garanzia di democrazia e partecipazione, ma  l’obiettivo
è individuare il sistema più garantista per le loro forze politiche. Ciascuno
propone quello che ritiene sia il sistema elettorale più confacente ai suoi
interessi, a prescindere dall’interesse dei cittadini.

La democrazia per vivere ha bisogno di
regole certe e rispettate e di cittadini che abbiano garantito il diritto-dovere
di manifestare il loro consenso in libertà e con la conoscenza effettiva dei
programmi di governo e delle capacità e competenze dei parlamentari e senatori
che devono eleggere. Siamo da sempre dell’avviso che solo un sistema
proporzionale, con una soglia di sbarramento, un contenuto premio di
maggioranza e la scelta preferenziale dei candidati, togliendo così ai capi
partito il diritto di scegliere per noi chi ci deve rappresentare, farà
ritornare gli elettori ad una maggior affezione al voto e gli eletti ad
occuparsi del territorio e della gente invece che cercare di accattivarsi la benevolenza
dei loro maggiorenti per garantirsi il posto sicuro in lista.

Certo un sistema proporzionale
preferenziale deve avere regole ferree che controllino le spese di partiti e
candidati e regolamentino la presenza in lista di personaggi televisivi,
infatti vi devono essere il più possibile pari opportunità per tutti coloro che
sono in lista ed i cittadini dovrebbero poter valutare su curricula oggettivi e
su programmi trasparenti ed avere la possibilità di controllare l’operato di
coloro che hanno eletto. Inoltre nel dibattito sulla futura legge elettorale
andrebbe anche affrontato il tema della personalità giuridica dei partiti,
della loro democrazia interna, del rispetto degli statuti, dei diritti degli
iscritti e del controllo dei bilanci da parte della Corte dei Conti. In sintesi
dovremmo riformare tutto il sistema di rappresentanza  partitica ma
nessuno né 5Stelle, Lega o Pd vogliono quella trasparenza della quale parlano
per conquistare consensi.