C’era da aspettarselo ed il momento è arrivato. Il
commercio dei prodotti contraffatti si svolge anche sulla rete. La denuncia
arriva da una ricerca fatta dal Censis per conto del ministero italiano per lo
Sviluppo economico e recante il titolo “L’impatto della contraffazione sul
sistema Paese”. In Italia questo
sistema di vendita è recente ma l’incontro tra la merce contraffatta e la rete
é stato fatale. Attraverso Internet si riescono a contattare e truffare ignari
acquirenti che vengono attratti da prezzi inferiori a quelli normalmente
praticati e dalle garanzie offerte in merito a presunte certificazioni di
originalità oltre che da fotografie che ne mostrano la buona fattura. Le
potenzialità del mezzo sono infinite e i danni sono incalcolabili, salvo quelli
causati dalla sottrazione al fisco del commercio illegale, che la ricerca sopra
accennata valuta a 4 miliardi e 620 milioni di euro.
La Commissione
- è al corrente di questo studio?
- Che cosa intende fare per contrastare questa
palese illegalità e ridare fiducia ai commercianti regolari che il fisco
lo pagano? - quando presenterà proposte credibili per
combattere efficacemente la contraffazione su Internet? - E’ in grado di stabilire da quali Paesi
provengono principalmente i prodotti
contraffatti? - Prevede eventualmente misure di ritorsione che
disincentivino il commercio della contraffazione via Internet?
IT
E-009771/2012
Risposta di
Michel Barnier
a nome della
Commissione
(17.1.2013)
La Commissione è al corrente dello studio citato nell’interrogazione. La
contraffazione, compresa la variante on-line, è un problema serio: merci
contraffatte provengono da tutti i paesi e hanno effetti in diversa misura
nefasti su tutti i settori.
Occorre che
gli stessi titolari della proprietà intellettuale dispongano di mezzi efficaci
e proporzionati di ricorso a difesa dei loro diritti. A fronte della dimensione
sempre più transfrontaliera del fenomeno, conseguente all’effetto combinato di
globalizzazione e avvento di internet, la Commissione si è
adoperata al fine di assicurare, in tutta l’UE, la vigenza di idonee procedure
civili per violazione dei diritti di proprietà intellettuale, obiettivo
conseguito grazie all’armonizzazione garantita dalla direttiva 2004/48/CE. È
stata altresì avviata una consultazione pubblica per individuare i problemi che
ancora si pongono nei procedimenti civili.
Per assistere
le autorità nazionali e i portatori d’interesse è stato istituito in seno all’UAMI[1]
l’Osservatorio europeo sulle violazioni dei diritti di proprietà intellettuale,
grazie al quale è possibile quantificare oggettivamente il fenomeno, potenziare
la formazione, attuare campagne di sensibilizzazione e mettere in comune le
migliori prassi. La
Commissione promuove l’adozione in tutta Europa di misure
facoltative che contrastino il fenomeno lungo tutta la catena di
approvvigionamento, a prescindere dal luogo in cui si verifica. Di particolare
rilievo al riguardo è il memorandum d’intesa sul contrasto della vendita
on-line di merci contraffatte, sul quale la Commissione riferirà
all’inizio del prossimo anno.
Le rilevazioni
statistiche annuali dell’UE confermano la Cina come principale luogo di origine: da lì
proviene il 73% del totale delle merci contraffatte intercettate[2].
Le violazioni
della proprietà intellettuale esulano dagli strumenti di difesa commerciale.
Per scoraggiare il traffico di merci contraffatte, la Commissione negozia
quindi una regolamentazione specifica con i partner commerciali dell’UE e
controlla l’applicazione delle norme sulla proprietà intellettuale nei paesi
coi quali intrattiene un dialogo specifico al riguardo.