LA CINA È SEMPRE PIÙ VICINA

Mentre tutto il mondo
affronta la pandemia e, di conseguenza, vede una grave recessione economica
l’unica nazione che sembra in buona salute, nonostante il covid sia partito da
lì, è la Cina che continua ad espandersi anche acquisendo sempre più importanti
pezzi di aziende e strutture nel mondo ed in Italia, come dimostra un rapporto
del Copasir. Secondo un’analisi, che si ferma al 2019, già due punti del nostro
Pil sarebbero in mani asiatiche, sono infatti 405 le imprese italiane in mano
ai cinesi e 760 sono le imprese partecipate, come riporta anche un articolo di
Carlo Cambi. Oltre a queste ci sono le molte imprese avviate direttamente dai
cinesi in Italia che, in città come Prato, posseggono interi quartieri ed hanno
affittato rami d’azienda anche di supermercati. Il capo del colosso della
farmaceutica mondiale Chem China ha comperato la produzione di gomme della
Pirelli e sta acquisendo molte aziende agricole e vitivinicole con proprietà
estese per 40.000 ettari. Anche le penne Omar sono ormai cinesi come gli yacht
Ferretti, la moda per bambini o vari impianti di imballaggi di carta, ed ancora
la Candy e le cucine Berloni, per non parlare della produzione di olio. I
cinesi sono entrati nel capitale di Cassa Depositi e Prestiti e perciò
hanno il 35% delle nostre reti energetiche. Ora la Cina si sta interessando
alle medie imprese in vari settori, imprese, le medie e le piccole, che sono la
colonna portante del nostro sistema ma che, a causa del covid, hanno sofferto
in modo particolare diventando, molte, l’anello debole aggredibile sia dai
capitali cinesi che dalle organizzazioni criminali che, come i cinesi,
dispongono di molta liquidità. Particolare interesse hanno, i cinesi, per le
imprese di robotica e delle nuove tecnologie, infatti hanno già acquisito, come
soci, quote della Epistolio di Varese e l’Istituto italiano di tecnologia nel
quale lavorano più di 1.700 ricercatori provenienti da tutto il mondo. La Cina
ha rilevanti quote di capitale di Enel, Terna, Snam, Ansaldo Energia, e sulla
così detta Via della Seta gli acquisti continuano anche in altri settori,
dall’immobiliare al turismo. A Venezia, Firenze, Roma, Milano locali storici,
palazzi, alberghi sono diventati e continuano a diventare di proprietà del
dragone. I cinesi, con i tedeschi, sono nel gruppo Aspi (autostrade) e hanno
messo gli occhi sul porto di Taranto. In un mondo libero dove vigesse un
mercato corretto saremmo preoccupati solo in parte ma conosciamo bene come il
governo cinese attui in molti settori il dumping, anche sociale, e come
regole diverse, all’interno della stessa Organizzazione Mondiale del Commercio,
non garantiscano, purtroppo, una leale concorrenza. Se a questo aggiungiamo i
molti problemi legati alla contraffazione ed all’ingresso in Europa di merci
illegali comprendiamo bene che ai problemi economici si aggiungano quelli
della sicurezza e della salute e che il danno colpisce il sistema Italia
consumatori compresi.