IPRITE E RESIDUI BELLICI VELENOSI

Le
armi siriane che arriveranno al porto di Gioia Tauro si troveranno in buona
compagnia, dal momento che l’Italia ha migliaia di impianti di stoccaggio di
materiale bellico in disuso che ne avvelenano quotidianamente l’ambiente ed i
cittadini. E’ il caso dei due cimiteri sottomarini a largo di Molfetta ed
Ischia, delle armi inabissate a Pesaro e delle oltre 400.000 munizioni che
avvelenano le acque italiane. A questo si aggiungono le decine di impianti che
durante il fascismo hanno prodotto 111.000 tonnellate di armi chimiche a base
di iprite, fosgene e arsenico, mai bonificati. Come mai bonificate sono state
le aule e gli uffici dell’Università La Sapienza che ospitavano i laboratori del Servizio
Centrale Chimico che sperimentavano l’uso di sostanze velenose e che oggi,
senza mai essere state bonificate adeguatamente, accolgono centinaia di giovani
studenti sottoposti quotidianamente all’avvelenamento silenzioso.

 

La Commissione

 

 

·        
E’ in grado di tracciare una mappatura dei
residui bellici velenosi presenti sui territori degli Stati Membri?

·        
Quali strumenti utilizza per favorire la
bonifica dei territori, dei mari e degli edifici che ospitano o hanno ospitato
sostanze chimiche pericolose?

·        
Può certificare che le armi chimiche
provenienti dalla Siria che arriveranno sui territori degli Stati Membri
verranno eliminate in sicurezza e non causeranno alcun danno alla popolazione?

·        
Può chiarire se esiste o è in progetto una
politica comune per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi, in particolare delle
armi chimiche?


IT

E-002086/2014

Risposta di Janez Potočnik

a nome della Commissione

(22.4.2014)

1.  È responsabilità
degli Stati membri garantire la conformità ai pertinenti strumenti
internazionali in materia di smaltimento del materiale bellico, in particolare
nel quadro della convenzione sulle armi chimiche. La Commissione non ha
alcuna competenza in questo settore e non può quindi fornire la mappatura
richiesta.

 

2.  La direttiva
96/82/CE (Seveso II)[1] sul controllo dei
pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose
impone agli Stati membri di garantire che i gestori abbiano adottato una
politica di prevenzione degli incidenti rilevanti. I gestori che trattano
sostanze pericolose al di sopra di determinate soglie devono preparare le persone potenzialmente
esposte agli incidenti, fornire alle autorità un rapporto sulla sicurezza e
disporre di un sistema di gestione della sicurezza e di piani di emergenza
interni. Gli Stati membri devono garantire la presenza di piani di
emergenza. Di tali aspetti è necessario tenere conto anche in fase di controllo
dell’urbanizzazione. La direttiva Seveso non si applica ai depositi militari.

 

3.  La distruzione
dell’arsenale siriano di armi chimiche viene monitorata dal consiglio esecutivo
dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) e dal
Consiglio di sicurezza dell’ONU. Sia il programma delle Nazioni Unite per
l’ambiente (UNEP) che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) hanno
partecipato attivamente.

 

4.  La direttiva
2008/98/CE[2]
relativa ai rifiuti stabilisce il quadro normativo comunitario per la sicurezza
della gestione e dello smaltimento dei rifiuti pericolosi. Se la distruzione
delle armi chimiche viene effettuata in impianti dell’UE, tali impianti devono
rispettare le normative ambientali dell’UE, compresa la direttiva 2008/98/CE
relativa ai rifiuti.

 



[1]
    GU L 10 del 14.1.1997.

[2]
    GU L 312 del 22.11.2008.