INTERVENTO IN AULA SU MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI

INTERVENTO IN AULA SU MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI


Strasburgo, 14 giugno 2012


Cristiana Muscardini, a nome del gruppo PPE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, quella contro le mutilazioni genitali è una battaglia che continua. Politica e impegno civile devono riuscire a sconfiggere una piaga sociale che segna per tutta la vita milioni di donne e occorre che l’Unione riconosca in maniera armonica questo reato con le stesse pene e la stessa drasticità.


 


Un risultato, anche parziale, è stato raggiunto. Le mutilazioni sono finalmente considerate un disvalore, una forma di abuso sulle minori, una violazione dei diritti umani e una violenza di genere. Bisogna riconoscere il grande merito delle donne africane per il coraggio avuto nel credere a una battaglia che spesso è anche densa di pericoli e minacce. Oggi sono state aggiunte modifiche strutturali nelle culture di appartenenza per ridisegnare il ruolo delle donne. Il fenomeno però non è scomparso neppure nei paesi dell’Unione e vi sono troppe azioni clandestine che continuano le tradizioni claniche.


 


Le istituzioni non devono rinunciare a battersi contro questo disvalore, a sconfiggere questo reato. Per questa ragione, i punti 6, 7 e 8 della risoluzione invitano la Commissione a una serie di azioni per non lasciare tregua alla battaglia contro questa piaga. Una strategia globale per combattere la violenza contro le donne deve includere azioni comuni contro le mutilazioni, comprese quelle di informazione in particolare nei programmi di formazione per le bambine, previste tanto nei paesi dell’Unione che nei paesi terzi, come abbiamo sostenuto nella risoluzione sulla lotta alle menomazioni sessuali femminili praticate nell’Unione, votata a grande maggioranza del Parlamento nel febbraio 2009. Ricordo che ero relatrice e ricordo però purtroppo che, nonostante ciò che il Commissario ha detto oggi, ancora non si è sufficientemente attivata la nostra capacità di intervento per rendere questo reato punito in maniera uguale in tutti i 27 Stati membri.