ANTIFASCISMO E DEMOCRAZIA
Ci sono due affermazioni nel dibattito in corso, che particolarmente non condivido: una di carattere politico e una di carattere organizzativo. Quella politica: L’identità di un partito non può essere confusa con gli obiettivi che si vogliono realizzare. L’obiettivo deve essere quello di vincere, per realizzare un programma ben definito che nasce dai valori della propria identità, capace di confrontarsi con la realtà e con le identità altrui. L’elaborazione della propria identità, capace di evolversi con la società e non disposta a farsi condizionare da opportunismi o da opportunità, nasce dalla consapevolezza che si fa politica per realizzare il bene comune, anche a costo di rinunce personali.
Il bene comune passa dal riconoscimento delle libertà, della democrazia, del rispetto della dignità delle persone, dall’impegno di coniugare diritti e doveri. Quella organizzativa: Nel terzo millennio le organizzazioni rappresentative che mettono in comunicazione i cittadini con le istituzioni, e principalmente i partiti, non possono essere né pesanti come in passato, né leggeri come alcuni propongono ancora oggi, perché senza regole ben definite e senza ruoli chiari non si rappresentano in modo democratico gli elettori. I partiti devono invece essere agili, cioè capaci di collegamenti a tutto campo, dal territorio locale al resto del mondo, e perciò in grado di analizzare le situazioni nazionali in chiave geopolitica; questi collegamenti sono possibili e con Internet avvengono quotidianamente in tempo reale. Partiti chiusi – anche metaforicamente – nella provincia, non possono che rappresentare, in modo autoreferenziale – soltanto loro stessi, non gli interessi collettivi.
Ci sono azioni che restano sempre e comunque crimini atroci verso l’umanità ed i singoli, come lo sterminio di persone inermi. Vi sono scelte per le quali il giudizio politico non può essere avulso dalla contestualità storica. Dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo una gran parte del mondo ha finalmente resi chiari i limiti invalicabili oltre i quali nessuno dovrebbe poter andare. Ogni giorno nuovi diritti si affermano, mano a mano che la società si evolve, ed insieme ai diritti dovrebbero anche, con chiarezza, essere evidenziati i reciproci doveri dei singoli e delle istituzioni.
La storia dell’uomo è piena di decisioni e scelte che, nel contesto attuale, noi evidenziamo come sbagliate; un esempio per tutti: la schiavitù, che oggi alla luce di quanto siamo diventati, riconosciamo come uno dei tanti mali assoluti, mentre nelle epoche in cui si professava era per pochi un male e per i più legge dello stato. Una società moderna e liberale ha il dovere di condannare in modo chiaro tutti i crimini assoluti e di contestualizzare le scelte del passato che oggi riteniamo sbagliate. Il nostro dovere è di impegnarci per impedire che orrori e violenze collettive, così come prevaricazioni individuali, siano condivise o sottaciute dalla politica e dalla cultura
Mi auguro che dal dibattito in corso possano essere escluse le pretestuose contrapposizioni lessicali, ma che il confronto sia sul contenuto, rafforzando nella Destra quel percorso culturale capace di distinguere, nella storia come nel presente, gli errori dalle necessità contingenti e dai sentimenti, sia in casa propria che in quella altrui.
Mi auguro che lo stesso coraggio lo abbia la Sinistra, che ancora sui crimini compiuti dal bolscevismo e dal comunismo, anche in casa nostra, tace con troppa sfacciata frequenza.
Cristiana Muscardini
Milano, 15 settembre 2008