I grandi affari dietro il volto umanitario.

Le ONG stimate dall’ONU si aggirano attorno a trentasettemila, se i loro fondi fossero riuniti rappresenterebbero la quinta economia del mondo. I Paesi OCSE stanziano ogni anno circa 120 miliardi di dollari, cui vanno aggiunti i finanziamenti dei privati, difficilmente calcolabili. Ma se da una parte le ONG, grazie a  queste ingenti somme sono diventate più efficaci nella loro missione di portare aiuto alle vittime, dall’altra la praticadelle operazioni in zone di guerra è sempre la stessa: non si entra in uno“spazio umanitario” senza pagare, come testimonia Linfa Polman in “L’industriadella solidarietà”. E così, la parte cospicua di questa enorme massa di denaro finisce  col finanziare le guerrele cui vittime sarebbe destinata a curare. In Pakistan, le ONG sono costrette aversare un quarto degli aiuti umanitari ai talebani che controllano i campi profughi a ridosso del confine con l’Afghanistan, rappresentando così una delle principali voci di entrata della loro guerra. Se poi non esiste un vero eproprio capo, pagando i vari signori della guerra la dispersione degli aiuti raggiunge un drammatico 80%.

 La Commissione

       1.   è al corrente di questa ambiguità di certe ONG impegnate a portare aiuto in territori di guerra?

 2.   Le direttive sugli aiuti umanitari possono impedire che tale fenomeno continui ad alimentare il mercato della guerra?