Antidumping calzature e “made in”

Continuano le pratiche di dumping da parte della Cina e del Vietnam nell’esportazione di calzature con tomaia in pelle nei Paesi dell’Unione europea. L’industria manifatturiera europea ne è fortemente colpita, con danni a lavoratori delle imprese, il cui futuro è a rischio, e ai consumatori. La strategia delle dinamiche discorsive praticata dai Paesi che praticano il dumping, mirano ad occupare larghi spazi sul mercato europeo, continuando a spingere al ribasso qualità e prezzi. Il risultato sarebbe il loro controllo di questi ultimi da parte di un cartello d’imprese esterne che opererebbero senza concorrenza sui mercati UE. Ed i consumatori ne subirebbero le conseguenze. L’obbligatorietà del marchio d’origine per i prodotti importati nell’UE risponderebbe al principio di trasparenza nei confronti del consumatore. Regolamentandolo, si porrebbe fine ad una scandalosa situazione di opacità che si protrae da troppo tempo. L’etichetta per rendere nota l’origine d un paio di scarpe, ad esempio, non è un ostacolo alla libera circolazione delle merci, ma uno strumento equo per rispettare il diritto del consumatore ad essere informato. 


La Commissione  


1.   Non considera opportuno mantenere le misure di dazio antidumping sulle importazioni di calzature in pelle da Cina e Vietnam, ad un livello tale da permettere all’industria europea di fronteggiare il pregiudizio causato dal dumping in questione?


2.   A che punto stanno i lavori del Consiglio per l’introduzione del marchio d’origine sulla base delle proposte presentate dalla Commissione stessa?