G20 E CRISI FINANZIARIA

Nel corso dell’incontro dei Ministri finanziari del G20 che ha avuto luogo a Londra il 5 settembre è stata respinta la richiesta di una “exit strategy” dalla crisi finanziaria, avanzata, sia pur timidamente, da Francia, Germania e Italia. In compenso i ministri hanno dato il proprio assenso alle politiche di stimolo finora applicate. Il capo dell’organizzazione non governativa Financial Stability Board ha affermato che l’economia si sta riprendendo, che ciò spiega il ritorno delle banche ai profitti e che ora occorre ricapitalizzarle. Non è stato detto però che quando lo Stato offre capitale reale per gli investimenti – come avviene in Italia – le banche lo rifiutano. Ai margini del Workshop Ambrosetti di Cernobbio (Como) del 6 settembre, è stato ricordato che “la quantità di denaro che il sistema Europa ha servito a quello bancario corrisponde all’incredibile cifra di 5 trilioni di euro, di cui 1,5 in nazionalizzazioni, una cifra che è pari a tutte le privatizzazioni portate a termine nel Continente in quindici anni”. E ancora: invece di elargire credito alle industrie, “assistiamo a una tendenza opposta da parte di tutte le banche europee, dedite piuttosto al credit trade, ovvero a impiegare i soldi presi a costo zero”.

 

1.      Qual è l’opinione della Commissione sulla vicenda?


2.      Può confermare l’indicazione della cifra indicata, fornita al sistema bancario dal sistema Europa?


3.      E’ vero che le banche europee sono maggiormente dedite al credit trade con denaro a costo zero, anziché al credito alle imprese, che a causa di questa restrizione sono costrette a licenziare, soprattutto le piccole e le medie?


4.      Esistono proposte dell’Unione per contrastare queste disastrose scelte, che tendono a perpetuare il sistema finanziario che ci ha portato a questa tragica crisi?

5.      Perché questo spropositato potere alle banche, che s’impongono ai governi e non tengono assolutamente conto anche di una loro funzione pubblica?