FONDO DI RISOLUZIONE

E’ stato auspicato dal Vicepresidente della BCE che in una conferenza tenuta a Francoforte ha dichiarato: “La sequenza è ora muoverci il più possibile verso un regime di risoluzione (bancaria) paneuropeo che sia armonizzato” Ed ha aggiunto: “Per quanto riguarda le banche di rilevanza sistemica – ce ne sono trentasei – abbiamo veramente bisogno di un fondo di risoluzione, perché questo è il solo modo per superare il tema spinoso del condividere il fardello in una crisi”. Nel suo Global Financial Stability Report semestrale presentato alla vigilia della riunione del FMI e Banca Mondiale il 20/22 aprile scorsi a Washington, il FMI ha accennato ad un imminente meltdown da 3,8 mila miliardi di dollari delle banche dell’Eurozona. Ma un alto funzionario che ha partecipato agli incontri,  ha riferito all’agenzia EIR che circolava anche una versione precedente con un quadro molto più preoccupante, che stimava a 9 mila miliardi di dollari (6,8 mila miliardi di euro) la cifra necessaria per salvare le banche private europee nel 2012.


 


La Commissione


 


* E’ in grado di dire da chi dovrebbe essere finanziato il fondo di risoluzione al quale accenna il vicepresidente della BCE?


      * Può confermare le cifre dichiarate dal Rapporto semestrale del FMI relative alle banche dell’Eurozona?


      * C’è un rapporto diretto tra l’eventuale ammontare del fondo di risoluzione e le cifre pubblicate dal sopraccennato Rapporto FMI?


      * Ha proposte da avanzare per far fronte a questa drammatica e critica realtà?


 



E-004557/2012


Risposta di Olli Rehn


a nome della Commissione


(28.6.2012)


 


 


Il 6 giugno 2012 la Commissione ha pubblicato una proposta legislativa su un quadro di gestione per il risanamento e la risoluzione delle crisi degli enti creditizi. Il regime proposto fornirà alle autorità gli strumenti per intervenire con sufficiente anticipo e rapidità presso un ente creditizio in effettivo o probabile dissesto al fine di assicurare la continuità delle sue funzioni essenziali, minimizzando l’impatto del processo di risoluzione della crisi sulla stabilità finanziaria e provvedendo affinché azionisti e creditori sopportino le perdite in modo adeguato. La proposta contiene accordi di finanziamento sull’uso dei fondi disponibili a livello nazionale per la risoluzione delle crisi e assicura un’adeguata ripartizione degli oneri tra pubblico e privato.


 


Per quanto riguarda l’ultima relazione sulla stabilità finanziaria mondiale, il Fondo monetario internazionale prevede (in uno scenario sfavorevole) che le banche della zona euro saranno obbligate a ridurre le attività per un importo pari a 3,8 trilioni di dollari (circa il 10% del loro bilancio globale) entro la fine del 2013. La stima va considerata nel contesto delle ipotesi del Fondo, ossia senza tener conto di diverse misure recentemente adottate, tra le quali l’operazione di rifinanziamento a lungo termine della Banca centrale europea e i risultati preliminari del piano di ricapitalizzazione dell’Autorità bancaria europea (ABE). Finora nessun dato definitivo dimostra che il processo di riduzione dell’indebitamento nell’insieme dell’UE sia diventato eccessivo o disordinato e quindi penalizzante per l’economia reale.


 


A lungo termine, l’approfondita revisione della regolamentazione e della vigilanza finanziaria nell’UE migliorerà la resilienza dei mercati finanziari in generale e misure quali il piano di ricapitalizzazione dell’ABE dovranno aumentare la resilienza del settore finanziario in particolare.