La guerra della Russia all’Ucraina ha messo in luce vari aspetti negativi della globalizzazione, che non ha tenuto conto delle realtà geopolitiche, ed evidenziato gli errori di coloro che hanno anteposto a tutto i loro momentanei interessi aziendali.
Per comprendere meglio le scelte che dovremo fare, come Stati e come imprese, in uno scenario che ci mette di fronte ad una imminente catastrofe alimentare, con tutte le ovvie tragiche conseguenze, è bene ripartire dall’ingresso, nel 2001, della Cina nel WTO.
La Cina infatti non è soltanto un colosso mondiale o lo Stato che minaccia di invadere Taiwan ma anche il nuovo potente alleato di Mosca, l’altra super potenza che, come la Cina, calpesta, con la stessa indifferenza, diritti umani e regole di mercato.
Dall’ingresso del Dragone nell’Organizzazione Mondiale del Commercio avrebbero potuto anche scaturire vantaggi per tutti se le regole fossero state rispettate e se l’Occidente avesse avuto più attenzione nel valutare le effettive realtà degli altri Paesi e le imprese meno brama di arricchirsi, anche a scapito di consumatori e lavoratori. Ormai è noto che per troppi anni la delocalizzazione non ha portato significativi vantaggi né alle popolazioni occidentali né, in gran parte, a quelli dei Paesi emergenti o in via di sviluppo ma certamente vantaggi ai governi autocratici di quei paesi ed agli oligarchi loro legati.
Nel 2001 il Pil della Cina era di 1339 miliardi di dollari, l’anno scorso, dopo 20 anni di WTO, è diventato di più di 15 mila miliardi di dollari grazie anche ai dazi minori per il suo import e alle tariffe migliori per le sue esportazioni. L’ingresso della Cina nel WTO, sponsorizzato da Clinton e accettato o condiviso più o meno da tutti, UE compresa, ha portato una serie di problemi proprio nel settore del commercio e della libera e corretta concorrenza e non ha risolto i problemi legati ad un maggior rispetto dei diritti umani o ad un miglioramento del sistema politico verso una, anche minima, democrazia, certamente invece in larga parte è migliorato il tenore di vita della popolazione cinese.
Se per i cinesi il WTO è stato un grande vantaggio altri Paesi hanno subito gravi conseguenze con perdite enormi nell’occupazione ed ingenti danni a causa delle merci illegali, di quelle contraffatte e del dumping attuato dal governo di Pechino.
Quando la Cina entrò nel WTO si impegnò a rispettare le regole commerciali degli altri Paesi membri dell’Organizzazione Mondiale ma questo non è avvenuto. La Cina non tratta le imprese estere come quelle domestiche, le imprese di Stato non hanno ridotto il loro peso nell’economia, continuano gli aiuti di Stato alle imprese cinesi,i cinesi vendono all’estero prodotti ad un prezzo inferiore del loro valore(dumping), le imprese straniere che aprono un’attività in Cina devono cedere ai partner cinesi, che devono avere obbligatoriamente, la loro tecnologia, continuano i furti di proprietà intellettuale, in Cina vi è discriminazione nell’applicazione delle regole di concorrenza, le aziende straniere non vincono appalti pubblici, non è liberalizzata la distribuzione di audiovisivi, le banche straniere non hanno lo stesso trattamento di quelle nazionali. Inoltre la Cina ha superato, anche attraverso la triangolazione, l’esportazione di materie e prodotti, come l’acciaio, per i quali esistono quote fissate e questi sono solo alcuni esempi. Tutto questo senza tenere conto che molti dei prodotti esportati sono fatti nei campi di lavoro forzato!
Diversi sono stati i contenziosi aperti dal WTO contro la Cina: per aver superato il limite di esportazione di terre rare, per non aver adempiuti agli obblighi di trasferimento di tecnologia, per la violazione della proprietà intellettuale, per i sussidi dati ai suoi produttori di alluminio. Altri contenziosi sono stati aperti in diverse occasioni dalla UE.
Oggi, mentre infuria la battaglia del grano bloccato per colpa di Putin e una gran parte del mondo è sull’orlo della fame, sarebbe necessario anche affrontare i problemi che la Cina, alleatasi proprio con lo Zar alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina, sta causando con la sua indifferenza alle regole che lei stessa aveva accettato nel 2001.
La globalizzazione come è stata impostata non funziona più, il WTO deve essere rivisto: dall’organizzazione interna alle regole per i suoi componenti.
Il mondo dall’inizio della guerra contro l’Ucraina, dopo le atrocità commesse dall’esercito russo e le dichiarazioni di molti esponenti del regime, a partire proprio da Putin, non è più lo stesso e dobbiamo cominciare a capirlo e ad agire di conseguenza, senza improvvisazioni e pressappochismi ma con lucidità e competenza sapendo che ogni scelta porta conseguenze, che la pace deve essere un costante obiettivo ma che non possiamo tramutarla in una resa di fronte alla violenza militare o economica.