Danni causati da merci non in regola immesse sul mercato


Il 60% della destinazione mondiale di prodotti contraffatti è l’Unione europea, un quadro che vede l’incremento di merci illegali soprattutto sui mercati dei paesi dell’area del Mediterraneo.Nell’UE, l’aumento di merci contraffatte é affiancato da quello di manufatti con marchi che richiamo standard o norme europee, copiati senza averne avuto l’approvazione, un esempio è il marchio oeko-tex standard 100 o quelli elencati nell’indice eco-label, che facilmente si ritrovano su capi di abbigliamento o su manufatti provenienti da paesi terzi.


 


La Commissione:


 



  1. può riferirci quale sia attualmente il quadro dei rapporti commerciali in frode che si sono verificati negli ultimi 5 anni nei diversi paesi dell’Unione?

  2. quale danno queste merci, non in regola, hanno procurato sia da un punto di vista puramente lucrativo che da un punto di vista commerciale e concorrenziale?

  3. può quantificare l’onere amministrativo per forze di polizia e finanza, preposte al controllo e denuncia di tali merci?

  4. quali controlli sono eseguiti per merci provenienti da paesi terzi con marchi che richiamano standard di controllo e di rispetto delle norme europee?

Risposta di Michel Barnier


a nome della Commissione


(31.3.2011)


 


 


Da tempo ormai l’Unione europea è meta privilegiata di merci contraffatte e piratate. Nel 2009 le autorità doganali dell’Unione europea hanno sequestrato alle frontiere esterne dell’UE circa 118 milioni di merci sospettate di violare i diritti di proprietà intellettuale, tra cui un numero crescente di prodotti potenzialmente pericolosi. Stando alle ultime cifre fornite dalle autorità doganali, tra le merci sequestrate figuravano 17 milioni di prodotti d’uso quotidiano e di prodotti potenzialmente pericolosi per la salute e la sicurezza dei consumatori dell’Unione europea. Con il 64,4% del totale delle merci sequestrate e non svincolate, nel 2009 la Cina ha continuato ad essere, nel complesso, la principale fonte di provenienza di merci sospettate di violare i diritti di proprietà intellettuale[1].


 


Non sono tuttavia disponibili statistiche specifiche relative ai sequestri di merci non conformi alle norme sanitarie e di sicurezza dell’Unione europea.


 


La Commissione è pertanto molto preoccupata per la portata, il volume e le ripercussioni delle merci contraffatte e piratate messe in circolazione e vendute all’interno dell’Unione europea. Ad allarmare la Commissione è soprattutto l’aumento dei prodotti pericolosi muniti di false etichette di conformità alle norme UE, per cui sta affrontando la questione con serietà.


 


1. Purtroppo, nonostante i numerosi studi sulla contraffazione e sulla pirateria condotti negli ultimi anni da organismi industriali, non esiste una metodologia comune per la raccolta e l’analisi dei dati. Inoltre, tali studi sono più spesso delle “istantanee” dall’approccio disparato. Per di più, la natura segreta della contraffazione e della pirateria ha reso di fatto impossibile la raccolta di dati completi per singolo genere di prodotti.


 


2. Il risultato è che non è stato possibile calcolare la vera portata del commercio di merci contraffatte e piratate all’interno dell’Unione europea, né dei danni complessivi che la contraffazione e la pirateria causano all’economia, alla concorrenza e al commercio in generale o ancora della minaccia che rappresentano per la salute e la sicurezza dei cittadini dell’Unione europea. Lo stesso dicasi delle merci che non rispettano le norme sanitarie e di sicurezza.


 


3. Le autorità di contrasto della maggior parte degli Stati membri presentano una struttura assai variegata. Ad oggi, solo le autorità doganali hanno l’obbligo di fornire statistiche sulle merci sequestrate alle frontiere esterne nell’ambito dell’attività di controllo del rispetto dei diritti di proprietà intellettuale. Se a ciò si aggiunge la penuria di dati globali, si comprenderà come sia stato impossibile determinare il tasso di rilevamento delle merci non conformi e, pertanto, i costi reali e le conseguenze per le autorità di contrasto dell’UE.


 


4. Riguardo alle merci potenzialmente pericolose provenienti da paesi terzi, le autorità doganali applicano rigidi metodi di analisi dei rischi volti a contribuire all’intercettazione di partite sospette, compresi i prodotti muniti di false etichette di conformità alle norme europee.


 


Per far fronte a tali problemi, sono state avviate diverse iniziative.


 


La Commissione collabora attualmente con le autorità doganali e di vigilanza del mercato degli Stati membri all’elaborazione di orientamenti comuni per i controlli doganali volti ad accertare la sicurezza dei prodotti. Ciò dovrebbe contribuire ad intercettare i prodotti potenzialmente più pericolosi non appena arrivano alle frontiere dell’UE e permettere la raccolta di dati statistici sui sequestri effettuati ai confini.


 


La Commissione ritiene che la cooperazione internazionale in materia doganale con i partner commerciali del settore è essenziale per garantire l’efficace rispetto dei diritti di proprietà intellettuale alle frontiere esterne e prevenire l’incremento del flusso di merci contraffatte e piratate verso il mercato UE. Ne è un buon esempio il piano d’azione in materia di cooperazione doganale tra l’Unione europea e la Cina volto a garantire il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale. Il piano, articolato attorno a quattro azioni prioritarie, prevede fra l’altro lo scambio sistemico di informazioni e il funzionamento di una rete di esperti delle dogane presso porti e aeroporti al fine di intercettare le spedizioni ad alto rischio.


 


Inoltre, l’Osservatorio europeo sulla contraffazione e la pirateria varato dalla Commissione, che riunisce esperti delle amministrazioni nazionali, il settore privato e i consumatori, è impegnato nella valutazione della portata, dell’estensione e delle conseguenze della contraffazione e della pirateria nel mercato interno come pure nella promozione e diffusione di buone prassi nella lotta contro questi due fenomeni e nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica.


 


Sono già in corso lavori volti a definire, per la prima volta nell’Unione europea, una metodologia chiara e unica per la raccolta e l’analisi di dati statistici relativi alla contraffazione e alla pirateria nell’UE. I dati convergeranno poi in uno studio che analizzerà in dettaglio le implicazioni economiche e societali, comprese le ripercussioni sull’innovazione, la concorrenza e l’occupazione in Europa, nonché il coinvolgimento della criminalità organizzata e i rischi per la salute e la sicurezza dei cittadini europei. Questa massa di informazioni servirà a valutare i punti di forza e le carenze del sistema di tutela dei diritti di proprietà intellettuale in tutto il mercato interno e contribuirà ad elaborare, sulla base di elementi concreti, politiche e strategie efficaci. La prima relazione in materia è attesa per la fine del 2011.


 


Infine, la Commissione è attiva anche nella lotta contro le violazioni dei diritti di proprietà intellettuale nei paesi terzi, per esempio attraverso l’introduzione di ambiziosi capitoli in materia negli accordi commerciali bilaterali negoziati tra l’UE e taluni paesi terzi, o conducendo dialoghi sui diritti di proprietà intellettuale con le autorità di diversi paesi terzi, in cui vengono affrontati gli specifici problemi incontrati in quest’ambito dalle imprese europee.


 








[1]          http://ec.europa.eu/taxation_customs/customs/customs_controls/counterfeit_piracy/statistics/index_en.htm.