CRISTIANA MUSCARDINI: LE RAGIONI DI UNA SCELTA

Ringrazio con affetto tutti coloro che, come sempre, senza avere avuto da me favori o attenzioni privilegiate, hanno, con assoluta fiducia, contribuito alla buona riuscita di una campagna elettorale non sempre facile. L’impegno di tanti ha riportato al governo il centro destra e a tutti coloro che si sono, da semplici iscritti, simpatizzanti, o dirigenti periferici, impegnati va detto grazie per la voglia di ricominciare che hanno dimostrato nonostante alcune perplessità sui passaggi che hanno portato i partiti a decisioni non sempre spiegate per tempo alla base ed agli elettori.

L’impegno di alcuni non è stato corrispondente a quanto ci si aspettava e questo ci ha probabilmente portato, pur vincendo, a non raggiungere le percentuali che avremmo potuto ottenere con una maggiore presenza sul territorio. Auspichiamo che il partito, vecchio o nuovo, voglia valutare quanti lo rappresentano dal punto di vista elettivo nei vari consigli comunali e provinciali infatti la non sufficiente presenza di alcuni sul “posto di lavoro politico” ha portato molti elettori a scegliere la Lega e non il Popolo della Libertà.

In questo momento possiamo, ma solo per qualche giorno, dimenticarci di affrontare il problema di chi si è occupato più del suo futuro che del presente di tutti. Ma una volta elette le cariche istituzionali delle Camere e formato il governo tutti dovranno dimostrare nei fatti, e non solo con le dichiarazioni ai media, che siamo una realtà politica organizzata e legata a principi e a regole. Gli italiani ci hanno votato, perché credono che la politica debba cambiare e tornare a rappresentare gli interessi generali.

Questi milioni di italiani credono che la democrazia deve essere difesa attraverso regole certe che stabiliscano paletti evidenti tra gli interessi economici di alcuni e il bene pubblico. Chiedono maggiore trasparenza per nomine ed incarichi perché non è più possibile che la stessa persona abbia somme di potere e di denaro che gli arrivano da più incarichi in enti pubblici. Chiedono che la meritocrazia sia il metodo primario per distinguere all’interno di una formazione politica chi debba rappresentare le loro legittime aspirazioni.

Ci sono momenti nei quali bisogna avere la forza di scegliere al di là dei propri interessi particolari e per questo rinuncio ad essere parlamentare italiano con la sicurezza di una legislatura davanti a me e scelgo di continuare a rappresentarvi in Europa anche se, tra poco più di un anno, torneremo a votare per il Parlamento europeo e io dovrò, perciò, rimettermi di nuovo in discussione in una nuova campagna elettorale che in Italia, con la legge attuale, è ancora preferenziale e perciò particolarmente difficile.

Abbiamo insieme sfidato molte volte la sorte e tutta la mia vita politica si è costruita su elezioni preferenziali, questo per me è importante, mi avete scelto, potreste non scegliermi più un domani ma solo il giudizio degli elettori e il loro eventuale consenso mi da la forza, l’autorità e la libertà di poter cercare di portare un contributo alla politica e alla difesa della democrazia. Troppe volte i valori sono enunciati, le proposte sono annunciate: è arrivato il momento dei fatti concreti.

I media italiani danno poca attenzione a quanto avviene in Europa, la politica dei partiti italiani è in troppe occasioni, ed in senso negativo, provinciale, rispetto al confronto ineludibile con gli altri 26 paesi dell’Unione e con il resto del mondo.

I problemi che sono arrivati prepotentemente in questi ultimi anni nelle case dei cittadini dimostrano come vi sia stata poca lungimiranza nel comprendere le conseguenze di una mondializzazione non programmata e guidata e di un multiculturalismo che, per portare ad un effettivo reciproco dialogo, deve passare dalla identificazione di quanto, nei paesi diversi e nelle storie diverse, può essere definito cultura. Non vi è cultura se non vi è la condivisione della carta universale dei diritti. Non c’è futuro se alla carta universale dei diritti non sarà affiancata una carta universale dei doveri: i doveri dei cittadini verso le istituzioni, i doveri delle istituzioni verso i cittadini.

Molti di voi conoscono questa mia posizione e l’hanno condivisa affiancandomi anche con qualche rischio personale dal punto di vista della soddisfazione politica.

Rimango in Europa con questo obiettivo e cioè credere che la politica, che deve occuparsi di interessi, debba anche occuparsi di regole perché la convivenza civile sia realizzabile.

Come hanno ricordato diversi politologi e commentatori di politica estera, durante le settimane precedenti il voto, le forze politiche non hanno parlato né di politica estera né di politica europea. L’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Unione, la maggior parte delle decisioni che ricadono sulle nostre imprese e sul quotidiano dei nostri cittadini sono prese in Europa ma di Europa la politica italiana sa molto poco e non se ne preoccupa, come dimostrano i fondi persi dalle regioni e le molte procedure di infrazione aperte contro di noi.

L’Italia dovrà fare con urgenza scelte vitali: Malpensa, Alitalia, trasporti, inquinamento, rifiuti sono problemi strettamente collegati all’Europa.

A luglio inizia il semestre di presidenza francese e anche nell’incontro avuto nei giorni scorsi all’Eliseo col presidente Sarkozy ho potuto verificare quanto questa presidenza debba essere seguita con attenzione per i nodi chiave legati alla sicurezza e all’indipendenza alimentare dell’Europa quando, nel contesto internazionale, uno dei problemi più emergenti è la mancanza di materie prime alimentari. Nel mondo dilaga la fame e il problema si estende fuori dai confini dei paesi più poveri, con il rischio di un sempre maggiore esodo di popolazioni ed un aumento esponenziale dell’immigrazione clandestina. E’ indispensabile per l’Europa, e perciò anche per l’Italia, una nuova politica agricola.

Il largo consenso avuto, nella votazione in aula a Strasburgo, alla mia relazione sulla modifica delle regole dell’organizzazione mondiale del commercio, mi ha confermato che, come vicepresidente della commissione per il commercio internazionale (materia sulla quale l’Europa ha competenza esclusiva) posso avere l’opportunità di portare avanti iniziative utili a dare regole più chiare ad un mercato mondializzato, che senza i necessari controlli, rischia di diventare, da opportunità, tragedia. Non per nulla l’onorevole Tremonti in più occasioni è stato molto chiaro sui rischi di una mondializzazione non guidata e mi duole sottolineare come questo aspetto non sia stato negli anni scorsi sufficientemente preso in considerazione, nonostante i miei molti solleciti, né da AN né da FI.

Dopo diversi anni di incontri e scontri sono riuscita ad ottenere che il parlamento europeo desse il via ad una relazione per contrastare le menomazioni sessuali femminili e questa relazione mi è stata affidata. In una società che vede in continuo tragico aumento la violenza contro le donne abbiamo il dovere di non perdere l’occasione, come italiani e come europei, di cercare di porre fine ad una delle più tragiche violenze fisiche e psichiche che sono perpetrate contro donne e bambine anche in Europa. Se uno dei principali obiettivi della democrazia è quello di sviluppare una politica capace di impedire barbarie e violenze non posso e non voglio sottrarmi a continuare in questa azione politica per arrivare alla sradicazione di questo orrido fenomeno.

In Europa sono copresidente del quarto gruppo al PE, gruppo che potrebbe aumentare nei prossimi mesi viste le molte richieste di adesione, proprio per questo c’è l’esigenza di definire al meglio le alleanze col PPE per questa e per la prossima legislatura.

In Italia con il nuovo assetto governativo e istituzionale vi saranno da subito cambiamenti di ruoli e funzioni. Il mio stesso partito, AN, non avrà più il suo presidente eletto in un pur lontano congresso. L’onorevole Fini presidente della Camera dovrà lasciare la presidenza del partito e in attesa di un futuro, e sembra non imminente, congresso il partito sarà retto da un nuovo organismo.

Nel cambio repentino di ruoli, funzioni e quant’altro, mentre si avvia un processo di sempre maggior coesione tra AN e FI, processo di coesione di cui non si conoscono al momento i tempi e i modi, credo sia giusto che qualcuno rimanga al suo posto di lavoro perché gli elettori e gli iscritti abbiano punti di riferimento chiari che aiutino ad affrontare con serenità i nuovi percorsi, senza che, come purtroppo in parte è già avvenuto, si perdano consensi a favore di altre formazioni politiche.

Tra i molti amici che mi chiedevano di tornare in Italia e le molte categorie che mi chiedevano di continuare il lavoro cominciato in Europa ho scelto di frequentare di più, sul territorio nazionale, amici e simpatizzanti; è una promessa: sarò più spesso presente in Italia, ma continuerò a sostenere e difendere le aspettative delle nostre imprese e dei nostri consumatori a Bruxelles. Lo sviluppo della nostra economia è sicurezza di maggiore benessere per tutti i lavoratori, per le famiglie per le future generazioni e per questo il mio posto è ancora al Parlamento europeo.

Altre considerazioni da fare? Molte, ma le faremo insieme nei giorni a venire.

Cristiana Muscardini