Crisi greca e controllo spese

Per anni il governo del mio paese è stato sottoposto ad una tempesta di “consigli”, da parte del commissario competente o dei suoi portavoce, miranti a rialzare l’età di pensionamento per ridurre le spese previdenziali e per contribuire a diminuire in questo modo il debito  pubblico. L’intento era lodevole, anche se talvolta il modo ed i tempi davano l’impressione di interventi miranti ad indebolire la credibilità del governo stesso. Ciò detto, osservando molti risvolti della crisi greca e le notizie diffuse a proposito delle spese pubbliche relative al settore previdenziale o a quello del personale dipendente dai ministeri, rileviamo che tali spese non sono state decise in quest’ultimo anno, ma erano il frutto di politiche in corso da tempo, quindi erano spese che incrementavano il debito pubblico. L’appartenenza alla zona euro impone degli obblighi, compreso quello della solidarietà tra i membri, ma esigerebbe anche che qualcuno monitorasse la crescita del debito e le sue cause. Ci sembra, infatti, che tanto la Commissione, quanto Eurostat siano rimasti insensibili di fronte a quanto accadeva nella contabilità nazionale greca, con truffe grossolane nell’ordine di 10 punti di PIL di deficit nascosto. 

La Commissione, 

  1. può confermarci se in questi ultimi anni ha monitorato le spese della Grecia?
  2. Ci può indicare se sono stati rivolti al suo governo i “consigli” che in genere si danno a chi non ha i conti in regola?
  3. Presumendo che questi eventuali consigli non siano stati ascoltati, è possibile che non si sia accorta dei rischi che la Grecia correva e dei pericoli ai quali veniva sottoposto anche l’Euro?
  4. Non ritiene che anche gli aiuti decisi in suo favore incrementino l’uso della moneta virtuale, anziché quella legata all’economia reale?
  5. Non intende proporre norme per il rafforzamento dei controlli sui bilanci degli Stati membri e sulle misure antispeculazione?