La
crisi in questo settore, già denunciata nel 2011, non accenna a diminuire. Sul
piano internazionale si verifica un crescente protezionismo al quale si
aggiunge la fuoriuscita del grezzo continentale (47% del totale), quasi sempre
comprato con sostegno pubblico dai competitori stranieri. L’industria europea
utilizza ora prevalentemente la materia prima grezza continentale. Di
conseguenza l’approvvigionamento sta diventando difficile, tanto che il settore
italiano, ad esempio, sta rifiutando ordini per mancanza di rifornimento.
Diminuendo la disponibilità, salgono i prezzi, con gravi difficoltà per le
imprese che tra l’altro, si vedono ridurre il credito a causa della crisi
bancaria. Nella risposta ad una mia precedente interrogazione (E-008644/2011)
la Commissione lasciava intravedere nuove possibilità per superare la crisi. Ma
fino ad ora nulla si è mosso, anzi, la situazione di tale settore si è aggravata.
La Commissione
1.ha
elementi nuovi da comunicare sul trend di questa crisi settoriale?
2.
E’ in grado di dirci se il miglioramento della competitività, annunciato nel
novembre del 2011 attraverso l’accesso più agevole a materie prime meno costose
a seguito dei negoziati di accordi di libero scambio, ha dato i frutti sperati?
3.
Sono stati fatti passi avanti in ordine alla questione della reciprocità?
4.
In caso affermativo, con quali Paesi?
5. Quali iniziative intende intraprendere per
bloccare il declino?
IT
E-004581/2013
Risposta di
Karel De Gucht
a nome della
Commissione
(28.6.2013)
La Commissione è consapevole della problematica che si trova ad affrontare
l’industria della concia nell’UE in relazione alla disponibilità di materie
prime. La questione della disponibilità di materie prime occupa un posto
importante nell’agenda della Commissione sin dall’adozione, nel 2008, della
iniziativa “Materie prime”[1]. Nel
corso di diversi negoziati commerciali la Commissione ha ottenuto
risultati importanti, ragion per cui le concerie dell’UE possono aver accesso a
materie prime a prezzi abbordabili: i negoziati già conclusi in merito a un
accordo di libero scambio globale approfondito con l’Ucraina prevedono
l’eliminazione dei dazi all’esportazione dei pellami grezzi. Quando la Russia ha aderito all’OMC[2],
la Commissione
ha negoziato l’impegno assunto dalla Russia a ridurre significativamente e vincolare
il tasso dei dazi all’esportazione dei pellami grezzi.
La Commissione segue costantemente i nuovi sviluppi che interessano le
restrizioni all’esportazione e adotta misure nei confronti dei paesi terzi. Quando
il dialogo non dà esiti la
Commissione è pronta ad avvalersi delle procedure di
composizione delle controversie dell’OMC come nel primo caso riguardante le
restrizioni alle esportazioni imposte dalla Cina su un certo numero di materie
prime, controversia che si è conclusa positivamente all’inizio del 2012.
Nel corso del
2013 la Commissione
pubblicherà i risultati di uno studio
che valuta la necessità e la fattibilità dell’etichettatura delle pelli a livello
unionale[3].
Nello studio è stata analizzata un’ampia gamma di possibilità di armonizzazione
dell’etichettatura: paese d’origine, etichettatura sociale, etichettatura
ambientale, etichettatura delle specie animali e dell’autenticità della pelle. Dalla
rassegna dei potenziali impatti evocati emerge l’opportunità di intervenire nel
campo dell’autenticità. La
Commissione ha pertanto avviato il processo di valutazione
d’impatto per determinare la fattibilità in un sistema di etichettatura dell’autenticità
delle pelli a livello di UE al fine di supportare la competitività dell’industria
dei pellami europea e le sue catene di valore nonché di migliorare la protezione
dei consumatori.