COSA C’È IN DONBASS E COSA C’È DOPO

Il Donbass è una delle più importanti aree industriali e minerarie ucraine con circa 23.000 km quadrati a sud del Donets, con i suoi giacimenti di carbone si estendono fino al Dnepr.

Dal 2014, dopo il conflitto separatista organizzato dalla Russia, la produzione industriale si è più che dimezzata, è aumentato l’inquinamento, strade e ferrovie sono state in parte distrutte.

Il progetto di Putin di occupare parte dei territori ucraini nasce da lontano e l’invasione dell’Ucraina del 2022 è la logica, per lui, conseguenza di quel progetto, progetto che non ha nulla a che vedere con motivi religiosi o culturali o con il proposito di dare al Donbass protezione e libertà contro Kiev.

Il progetto è strettamente economico e di potere, il potere di Putin e di Mosca che vogliono tornare il più possibile ai confini dell’Unione sovietica, economico in quanto impadronirsi delle vaste miniere di carbone, senza sottovalutare gli altri essenziali giacimenti, garantisce alla Russia di poter accontentare la Cina rispettando l’accordo per la fornitura, da parte della Russia, di quasi 100 milioni di tonnellate nei prossimi anni. Inoltre la Russia deve anche rispettare l’accordo con l’India, per la fornitura di 40 milioni di tonnellate di carbone all’anno.

Non entriamo qui nel merito del problema inquinamento ma occorrerà meditare sui giusti sacrifici chiesti all’Occidente e sul consumo di carbone che Cina ed India non intendono diminuire e sul fatto che ci sono anche guerre, in apparenza meno sanguinose, che si combattono anche sul piano ambientale.
Il Donbass, inoltre, ha molte ricchezze, giacimenti di gas, ferro, uranio (necessario per i reattori nucleari), titanio (serve dalla costruzione di missili a quella di navi spaziali), manganese (necessario per produrre varie leghe e acciaio), mercurio (componente per sistemi spaziali, missilistici e per spolette per munizioni.

In sintesi il Donbass è un grande affare per lo zar, un affare per il quale ha violato ogni noma internazionale, mandato a morte certa decine di migliaia di cittadini russi, distrutto e raso al suolo città e villaggi ucraini mietendo vittime e lasciando commettere stragi ed atrocità si suoi soldati e mercenari.

Alcuni analisti si sono chiesti per quale motivo lo zar non sia ancora riuscito nel suo disegno conquistatore.

Certamente nessuno al Cremlino, e neppure in occidente, si aspettava lo straordinario coraggio degli ucraini, soldati e civili, una resistenza che dimostra un amore per la libertà e per la propria terra che dovrebbe essere di insegnamento a molti.

Contando su informazioni sbagliate e sulla propria smodata presunzione di ritenere gli altri deboli ed inferiori, Putin ha scatenato una guerra di conquista per la quale di fatto non era preparato, non era preparato alla resistenza ucraina ed alla solidarietà ed agli aiuti che gran parte delle democrazie hanno fornito a Kiev.

Così lo zar ha cambiato strategia, non potendo prendere in breve tempo l’Ucraina ha unito tentativi di conquista di precisi territori alla specifica distruzione di acquedotti, centrali elettriche per rendere sempre più difficile la vita dei civili privati in inverno di luce, acqua, riscaldamento, e poi di abitazioni, ospedali, scuole per spargere ovunque la paura.

Nel frattempo continua a minacciare il mondo agitando la possibilità di una terza guerra mondiale, addirittura di una guerra nucleare che colpirebbe tutti, con lo scopo di cercare di indurre l’Occidente a non fornire più all’Ucraina i mezzi effettivamente necessari a difendersi. Putin sta saggiando il terreno, fino a dove le democrazie saranno in grado di proseguire nella concreta solidarietà a Kiev?

Se l’Occidente desiste l’Ucraina soccombe, Putin ha vinto e diventa il padrone di un’area immensa che presto potrebbe aumentare con l’annessione di altri paesi. La sua vittoria segnerebbe l’inesorabile declino, almeno per alcuni decenni, della democrazia, un sistema politico che con i suoi difetti continua ad essere l’unico che garantisce libertà ed opportunità per tutti.

Se l’Occidente continua, giustamente, a difendere la sovranità di un paese violentemente attaccato presto, casuale o voluto, potrebbe esserci l’incidente necessario a Putin per ampliare i suoi obiettivi ed il campo di battaglia e per diventare, nell’immaginifico di coloro che hanno bisogno di un capo supremo, l’uomo che da solo si è contrapposto al consesso internazionale.