“La contraffazione non è solo una truffa perpetrata a danno
dei consumatori ma è soprattutto una piaga per l’economia. Si stima, infatti,
che la contraffazione sottrae in Italia 110.000 posti di lavoro, cioè 300 al
giorno, e 1,7 miliardi di entrate per il fisco” – ha detto l’on. Cristiana
Muscardini, vicepresidente della commissione Commercio Internazionale del
Parlamento europeo, durante il seminario Contraffazione e sicurezza dei prodotti
in svolgimento alla Provincia di Milano, organizzato dalle Fondazioni RES e New Direction e al quale partecipano presidenti di
associazioni di categoria, imprenditori e rappresentanti del Parlamento europeo
e italiano. “La contraffazione non riguarda solo l’abbigliamento, il
calzaturiero, i giocattoli o l’alimentare ma anche il settore farmaceutico, per
fare alcuni esempi. Sono pochissimi gli ambiti che possono definirsi immuni dal
fenomeno ed è per questo che l’ormai dilagante circolazione di prodotti di cui
non si conosce la provenienza della fabbricazione sottolinea la necessità, per
l’Europa, di adottare obbligatoriamente il marchio d’origine, il cosiddetto
‘made in’. La trasparenza, frutto di regole chiare, eque e condivise, è
garanzia di qualità, rende il consumatore informato e più consapevole al
momento dell’acquisto, tutela e difende gli imprenditori. La certificazione
sulla denominazione d’origine dei prodotti – conclude Muscardini – non serve a
difendere delle lobby ma a portare avanti una battaglia all’insegna della
correttezza che, purtroppo, durerà fino a quando non combaceranno gli interessi
dei paesi solo importatori e dei paesi che difendono la produzione e il
manifatturiero, motore dell’economia reale insieme all’agricoltura”.
La necessità di tenere alta l’attenzione sul
problema è stata sottolineata anche dal Presidente della Provincia di Milano,
Guido Podestà che ha dichiarato: “Accendere i riflettori su un tema così
decisivo come quello della contraffazione dei prodotti è molto importante e
sono contento che Palazzo Isimbardi abbia subito risposto alla proposta
dell’on. Muscardini di organizzare un seminario sul tema. Sappiamo, da ricerche
condotte da esperti, che il 54% del valore complessivo della merce contraffatta
confiscata in Italia rappresenta prodotti di alta gamma e articoli d’alta moda.
Inoltre, secondo una ricerca Ipsos, l’utilizzo di falsi produce una pratica
distorsiva del mercato a discapito delle imprese giovani, cioè di quelle
aziende con una minore capacità di generare flussi. Quindi, parlare di
contraffazione vuol dire discutere di economia, imprese e posti di lavoro, non
abbassare la guardia è un dovere a cui non possiamo sottrarci”.
Definisce ‘sconvolgenti’ i numeri della
contraffazione Lisa Ferrarini, vicepresidente di Confindustria con delega per
la contraffazione, che aggiunge: “La crisi ha decuplicato la contraffazione e
la delinquenza creando un giro pericolosissimo. Le stime di INDICAM dicono che
le cifre del mercato del falso si aggirano attorno ai 7 miliardi di euro. La
lotta alla contraffazione non è solo un problema italiano ma europeo perché
esiste la libera circolazione. L’Italia sta perdendo il suo ‘shipping’ perché
in Nord Europa ci sono porti più consensienti ad accogliere merci contraffatte
rispetto a quelli italiani. L’OLAF è utile ma manca un controllo unitario
dell’UE che oggi è diviso tra diversi commissari e direttori generali”.
Mario Boselli, Presidente della Camera
Nazionale della Moda, punta l’accento su due aspetti fondamentali: l’alleanza
con la Francia
e l’accordo con la Cina.
“ I francesi hanno i sistemi giuridici e i regolamenti più efficaci in Europa,
mentre per la Cina
si pone un problema molto grave, l’usurpazione del marchio. Per questo nel
2011, come Camera della Moda, abbiamo stretto un accordo a causa delle regole
rigorose che quel paese ha sul ‘made in’ e sul marchio facendo risultare,
paradossalmente, contraffattori coloro che mettono in vendita un proprio
marchio in Cina”.