CONFLITTO D’INTERESSI DELLE AGENZIE DI RATING

E’ noto che a
seguito della diffusione del rating di Moody’s sull’Italia nel maggio scorso,
la magistratura di Trani ha aperto delle indagini sulla stessa agenzia per
“manipolazione del mercato”. Il pubblico ministero, infatti, alla chiusura delle
indagini ha dichiarto che “gli analisti di Moody’s fornivano intenzionalmente
ai mercati informazioni tendenziose, distorte (e come tali falsate)”. A
conclusione delle indagini i presidenti di Adusbef e Federconsumatori hanno
dichiarto che, “per quanto riguarda Moody’s, gli indagati sono accusati del
reato di manipolazione del mercato” e hanno chiesto sanzioni penali adeguate ,
nel giorno in cui Moody’s continua a diffondere report posticci e notizie
infondate, alterando le corrette funzioni delle borse e dei mercati. Anche
Standard & Poor’s è stata indagata. A chiusura delle indgini le due
associazioni a tutela dei consumatori hanno ricordato che i danni causati dalle
“tre sorelle del rating” al sistema Italia, è stato quantificato in 120 miliardi
di euro dalla Corte dei Conti. Molti critici, inoltre, hanno evidenziato come
Moody’s, alla pari di altre agenzie, sia remnerata dalle stesse società su cui
è chiamata a esprmere giudizi di redemibilità. In più, i suoi stessi azionisi
principali (banche, gruppi finaziari, fondi privati), si servono dei suoi
rating per acquistare prodotti finanziari sul mercato finanziario, evidenziando
una palese stuazione di conflitto di interesse. Moody’s è stata criticata anche
per aver riconosciuto un rating di massima affidabilità (la cosiddetta tripla
A) alla Banca Lehman Brothers, fino a poco tempo prima della bacarotta malgrado
l’amministrtore della banca, Richard Fuld, avesse da tempo presentato dei falsi
bilanci e malgrado si sapesse ch negli ultimi dieci anni aveva versato 300 mila
dollri a deputati e senatori del congresso americano per corromperli. Di fronte
alla crisi della zona euro ed agli attacchi condotti contro la moneta unica, di
fronte ai giudizi negativi espressi dalle “tre sorelle” (alle due agenzie citate
va aggiunta l’agenzia Fitch) nei confronti di istituzioni finanziarie europee,

la Commissione

1.   
non ritiene opportuno intraprendere un’azione
tendente a denunciare l’illegittimità del conflitto di interesse delle Agenzie
di rating, causa frequente di distorsioni e di notizie false diffuse ai
mercati?

2.   
Quali strumenti può utilizzare per garantire la
tutela agli istituti europei colpiti da falsi e malintenzionati giudizi?

E’ in grado di pronunciarsi
contro rating ritenuti non conformi alla realtà dei fatti e di contrastarne la
diffuzione? Essendo tutte americane la maggiori agenzie che fanno il bello ed
il brutto tempo nei mercati finanziari di tutto il mondo, non sarebbe propizio
ed utile pensare all’opportunità di creare agenzie europee, al fine di
riequilibrare il peso de giudizi espressi?
 

IT

E-007839/2012

Risposta di
Michel Barnier

a nome della
Commissione

(26.10.2012)

 

 

1. In aggiunta alle disposizioni già
in vigore a norma del regolamento relativo alle agenzie di rating del credito (“regolamento”)[1],
la proposta che lo modifica (“proposta”)[2]
prevede misure specifiche per risolvere i conflitti d’interesse derivanti dal
modello “issuer-pays” (pagamento da
parte dell’emittente):

 

– le
provvigioni applicate ai clienti dalle agenzie di rating del credito non
dovrebbero essere discriminatorie né dipendere dagli esiti o risultati del
lavoro svolto;

 

– le agenzie
di rating del credito dovrebbero segnalare all’Autorità europea degli strumenti
finanziari e dei mercati (AESFEM), nei dettagli, le provvigioni percepite da
ciascun cliente per la fornitura di rating e la prestazione di servizi
ausiliari.

 

Dal
1° luglio 2011 l’AESFEM ha competenza esclusiva in materia di
vigilanza sulle agenzie di rating del credito stabilite nell’UE; a norma del
regolamento, ha il potere di indagare sulla condotta di tali agenzie e, qualora
appuri una violazione del regolamento, d’imporre ammende.

 

2. In base alla proposta, le agenzie
di rating del credito potrebbero essere chiamate a rispondere, dinanzi alle
autorità giudiziarie dell’UE, dei danni cagionati agli investitori nel caso in
cui esse abbiano violato, intenzionalmente o per negligenza grave, gli obblighi
imposti loro dal regolamento. La
Commissione rinvia l’onorevole parlamentare alla risposta all’interrogazione
scritta E-007692/2012 di Angelina Werthmann[3].

 

3. La
Commissione ha vagliato la praticabilità dell’istituzione di
una nuova agenzia di rating del credito europea indipendente nella valutazione
d’impatto che ha accompagnato la proposta. Dall’analisi è emerso che l’istituzione
di siffatta agenzia con soldi pubblici costituirebbe un’opzione costosa
(importo stimato: 300-500 milioni di EUR sull’arco di cinque anni) che potrebbe
sollevare dubbi sulla credibilità e indipendenza dell’agenzia stessa.
Rischierebbe inoltre di penalizzare i nuovi operatori privati del mercato. Per
questi motivi la
Commissione ha deciso di abbandonare quest’ipotesi.

 



[1]     Regolamento
(CE) n. 1060/2009.

[2]     Proposta
COM(2011)747 definitivo – 2011/0361 (COD), disponibile al seguente indirizzo:
http://ec.europa.eu/internal_market/securities/docs/agencies/COM_2011_747_it.pdf

[3]     http://www.europarl.europa.eu/plenary/en/parliamentary-questions.html