L’autore,
premio Pulitzer nel 2010, afferma in un libro inchiesta uscito recentemente,
che le multinazionali dl cibo creano nuovi desideri, che non sono innati
nell’uomo, come la « brama » di sale. « Hanno scoperto che
massimizzando la quantità di sale, zucchero e grassi negli alimenti, i
consumatori li apprezzano ne consumano
sempre di più. L’utilizzo di queste tre sostanze – spiega in un’intervista –
non è indiscriminato : studiano in laboratorio le dosi
« perfette » per raggiungere quello che gli addetti ai lavori
definiscono il bliss point, o
« punto di beatitudine ». Sono formule studiate a tavolino per
aumentare le vendite. E’ inquietante scoprire come la scienza della nutrizione
sia finanziata dall’industria alimentare. Altrettanto inquietante è scoprire
come alcuni dei più grandi produttori alimentari del mondo negli ultimi anni
abbiano condotto proprie ricerche sul cervello per valutare l’intensità del
potere di attrazione dei grassi. La sola Unilever ha investito 30 milioni di
dollari in un’equipe di 20 ricercatori per analizzare i poteri sensoriali del
cibo, grassi inclusi, attraverso l’utilizzo di risonanze magnetiche del
cervello e altri strumenti neurologici avanzati. Il cervello infatti è il luogo
dove si palesa una preoccupante analogia tra alimentazione e droghe. Sale,
zucchero e grassi una volta ingeriti compiono i medesimi percorsi e usano gli
stessi circuiti neurologici per raggiungere le aree cerebrali deputate alla
gratificazione, quelle che inducono il cervello a credere che si stia facendo
la scelta giusta. Cibo come droga ? Forse è un’affermazione eccessiva, ma
senza dubbio di può parlare di cibo come dipendenza.
La Commissione
1.
nelle sue direttive sulla sicurezza alimentare
ha tenuto conto di questa realtà di tipo scientifico, soggiacente alla
produzione di alimenti pronti e fast
food ?
2.
quali accorgimenti ha considerato per
controllare alimenti importati ? Tiene conto del made in, laddove esiste, e della trasparenza delle etichette ?
3.
Non riterrebbe opportuno eliminare dalle
etichette quegli elementi di puro marketing che nulla hanno a che vedere con le
sostanze reali contenute nel prodotto ?
Cosa propone per evitare che
quello denunciato diventi l’unico cibo in vendita nei grandi empori ?
IT
E-003429/2014
Risposta
di Tonio Borg
a nome
della Commissione
(23.5.2014)
La cronica eccessiva assunzione di grassi, zuccheri e sale
non sono un problema di sicurezza degli alimenti ma una questione di sanità
pubblica, poiché una dieta malsana e squilibrata costituisce uno dei principali
fattori di rischio per lo sviluppo di malattie croniche. Per consentire ai
cittadini di fare scelte dietetiche informate, il regolamento (UE) n. 1169/2011[1] introdurrà le indicazioni
nutrizionali obbligatorie entro il 13 dicembre 2016, comprese informazioni
obbligatorie sul contenuto di grassi, zuccheri e sale sull’etichetta della
maggior parte dei prodotti alimentari preimballati.
Secondo le norme UE, le etichette dei prodotti alimentari non
devono indurre in errore i consumatori per quanto riguarda le caratteristiche
dell’alimento (natura, identità, proprietà, composizione, origine e metodo di
produzione). Le indicazioni di origine non sono un fattore rilevante per la
valutazione della sicurezza degli alimenti.
Le informazioni volontarie fornite sulle etichette a fini
promozionali rientrano nell’ambito della libertà commerciale dei produttori e
non devono pertanto essere rimosse dalle etichette, purché non inducano in
errore il consumatore e siano conformi alle norme applicabili in materia di
corrette prassi commerciali.
Gli Stati membri hanno la
responsabilità di garantire che tutti gli aspetti della normativa alimentare
dell’UE, sia obbligatori che volontari, siano rispettati dagli operatori del
settore alimentare.
La selezione dei prodotti alimentari venduti nei supermercati
è una questione di organizzazione del mercato. Per quanto riguarda le misure
volontarie, la Commissione
ha lavorato in collaborazione con gli Stati membri nell’ambito del gruppo di
alto livello sulla dieta e l’attività fisica[2] e della piattaforma europea per
l’alimentazione, l’attività fisica e la salute[3], incoraggiando tutte le parti
interessate ad adottare azioni volte a ridurre l’assunzione di elementi
nutritivi consumati in eccesso. Il lavoro comprende la riformulazione degli
alimenti, in modo tale da diminuire il loro contenuto, ad esempio, di grassi,
zuccheri e sale. Il tema è integrato nel piano di azione sull’obesità infantile[4], concordato nell’ambito del gruppo
ad alto livello il 24 febbraio 2014.[5]
[1]
Regolamento (UE) n. 1169/2011 del
Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, relativo alla
fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori (GU L 304 del
22.11.2011, pag.18)
[2] http://ec.europa.eu/health/nutrition_physical_activity/high_level_group/index_en.htm
[3] http://ec.europa.eu/health/nutrition_physical_activity/platform/index_en.htm
[4] http://ec.europa.eu/health/nutrition_physical_activity/docs/childhoodobesity_actionplan_2014_2020_en.pdf
[5]
Con la riserva dei Paesi Bassi