ALBERI E DIRITTI CIVILI IN TURCHIA

La Turchia si
è dimostrata interlocutore serio e credibile dell’Occidente e dell’UE nel
bacino del Mediterraneo. Tuttavia i recenti sviluppi delle politiche di Recep
Tayyip Erdogan e le proteste che ne sono scaturite devono generare una
riflessione sul sostegno allo sviluppo della democrazia e al rispetto dei
diritti civili nel paese. La vicenda di Gezi Park ci deve far riflettere
sull’importanza dei parchi cittadini e sulla loro salvaguardia, oltre che
sull’importanza che questi rivestono nella vita dei cittadini. Cancellare un
parco nel centro di una città europea per fare spazio ad un centro commerciale
sarebbe imperdonabile. Allo stesso tempo preoccupa la situazione dei diritti
civili in Turchia e la difesa della laicità dello Stato, colonna portante del
regime democratico e della stabilità politica del paese. Alcune recenti
legislazioni, come le misure restrittive sugli alcoolici, fanno pensare che si
vada nella direzione contraria ad un’apertura verso i valori di libertà propri
del mondo occidentale. Questi fattori, uniti all’interessamento della Turchia
all’ingresso nell’UE, dovrebbero portare l’Alto Commissario a svolgere una
profonda riflessione sulle manifestazioni contro il Governo Erdogan, facendo
quanto in suo potere per difendere i diritti civili e la sicurezza del popolo
turco.

 La
Commissione :

1.   
Non ritiene che l’Alto rappresentante debba mostrare la
preoccupazione dell’UE per le proteste e le violenze in corso a Istanbul e in
altre città della Turchia?

2.   
Non crede sia necessario un richiamo al fine di
incoraggiare il Governo Turco a rivedere le proprie posizioni sui diritti
civili e sulla laicità dello Stato?

3.   
Non pensa che sia necessario agire in maniera rapida,
onde evitare che la situazione degeneri come avvenuto negli altri paesi del
Medio Oriente dopo la Primavera Araba?

4.   
Non ritiene che le misure restrittive della libertà
personale messe in atto dal Governo Erdogan siano un ostacolo insormontabile al
proseguimento delle trattative sull’ingresso della Turchia nell’UE?

IT

E-006193/2013

E-006403/2013

E-006871/2013

P-006302/2013

E-006922/2013
E-007265/2013

E-007260/2013

E-007036/2013

E-007238/2013

E-006891/2013

E-006721/2013

E-007023/2013

E-007093/2013

E-007264/2013

E-007259/2013

Risposta di Štefan Füle

a nome della Commissione

(5.8.2013) 

 

 

La Commissione ha seguito con attenzione le
questioni e gli avvenimenti menzionati dall’onorevole deputato.

 

L’Alta rappresentante/Vicepresidente Catherine Ashton e il
commissario responsabile dell’allargamento e della politica europea di vicinato
hanno ripetutamente condannato, anche durante la seduta plenaria in Parlamento
del 12 giugno 2013, l’uso
eccessivo della forza per mettere a tacere le proteste pacifiche. La democrazia
presuppone un dialogo con tutti i segmenti della società, compresi quelli non
rappresentati dalla maggioranza parlamentare. L’Alta
rappresentante/Vicepresidente Catherine Ashton e il commissario responsabile
dell’allargamento e della politica europea di vicinato hanno ribadito alle
autorità turche la necessità di indagare in modo tempestivo e trasparente sull’uso
della violenza da parte delle forze di polizia e di far sì che i responsabili
di tali atti siano chiamati a risponderne.

 

Qualsiasi paese che stia negoziando l’adesione all’UE deve
garantire il rispetto dei diritti umani, compresa la libertà di espressione, di
riunione e di associazione, conformemente agli articoli 10 e 11 della
Convenzione europea dei diritti dell’uomo e alla giurisprudenza della Corte
europea dei diritti dell’uomo.

 

Gli avvenimenti attuali sottolineano l’importanza di
intensificare il dialogo con la
Turchia nel quadro del processo di adesione all’UE, anche per
quanto riguarda i capitoli di negoziato più fondamentali per il suo processo di
riforma: capitolo 23 — Sistema giudiziario e i diritti fondamentali e capitolo
24 — Giustizia, libertà e sicurezza.