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Progetto Intervento
10° anniversario nascita Euro
Strasburgo, 13 gennaio 2009
Dopo 10 anni lo spazio crescente dell’euro negli scambi internazionali e il suo utilizzo come valuta nelle riserve, dimostra che é moneta di riferimento nel mondo che ha garantito la stabilità monetaria e ha contribuito all’integrazione dell’economia degli Stati che l’hanno adottato, a prescindere da alcuni errori di valutazione che hanno creato problemi ai cittadini sia per il reale valore di cambio tra la moneta nazionale e l’Euro che per i pochi controlli effettuati poi sui costi di merci e servizi.L’Euro é nato senza imposizioni esterne, senza guerre di conquista o egemonie politiche. E’ stato il risultato della libera convergenza di undici governi, che hanno creduto nella creazione di un’Unione economica e monetaria, come previsto dai Trattati, e come passo essenziale per tentare di arrivare a quell’Unione politica che, purtroppo, é ancora una meta da raggiungere.
Alcuni problemi che si sono verificati sono dovuti all’inefficienza di un sistema che non aveva previsto i modi per guidare l’altro grande fenomeno concomitante e cioè l’accelerazione del processo di mondializzazione e i grandi cambiamenti nelle regioni di scambio a livello internazionale. L’euro ha consentito di affrontare una serie di difficoltà, la più grave quella dell’attuale crisi finanziaria e ci ha protetto dalle forti tensioni che si sono verificate sui mercati. Se non avessimo avuto l’Euro avremmo ripetuto in peggio l’esperienza del 1992.In questo decimo anniversario salutiamo con soddisfazione l’ingresso nella zona Euro della Slovacchia, 16° Paese aderente. Per far fronte alla crisi attuale le misure della BCE e della Commissione hanno svolto un ruolo di tamponamento e di contenimento ma continuiamo a sostenere, come abbiamo fatto più volte in quest’aula, che ci sembra inconcepibile una politica monetaria sganciata dalla politica economica. E’ vero che la situazione reale è un po’ anomala: 16 Stati con la moneta unica, 27 economie politiche nazionali, coordinate – per quanto si può – (e si può poco) dalla Commissione, 11 Stati con monete nazionali. Coordinare la politica monetaria con una politica economica che non esiste ancora è una richiesta presuntuosa, ma se le istituzioni responsabili delle politiche economiche dei nostri Paesi non dialogheranno con le Banche centrali (e con la BCE che le riassume), e viceversa, l’Unione europea troverà nuove difficoltà a far fronte, congiuntamente, non solo alla crisi attuale, ma anche alle continue sfide che il mondo esterno e la globalizzazione ci portano in casa. L’euro ha rappresentato un efficace strumento di stabilità e di protezione nei confronti della crisi e deve continuare a svolgere queste funzioni positive per i risparmiatori e per le imprese europee. Ci auguriamo che le recenti esperienze convincano finalmente della necessità di affrontare in Europa il cambiamento riportando al centro l’economia reale e maggiore coesione e connessione tra la banca Centrale e le istituzioni europee preposte all’indirizzo politico e programmatico. Anche la recentissima crisi energetica ha dimostrato che una politica economica comune sui grandi temi strategici e di interesse vitale per i cittadini non può più essere rimandata e che, se c’é la volontà politica, la sua nascita é facilitata proprio dal peso sempre più evidente dell’Euro.