Non sia di offesa a nessuno constatare che il PDL è oggi come un bambino nato prematuro e dimenticato nell’incubatrice.
Aspettato dai genitori, amici e parenti il bambino, nato un po’ prima del tempo, necessita di qualche attenzione in più,di essere aiutato, a questo serve l’incubatrice ma per un tempo breve. Questo ci aspettavamo: che il PDL uscisse dall’incubatrice, dopo la campagna per le elezioni europee. Aspettavamo incontri e riunioni dove chi proveniva da partiti e storie diverse avrebbe potuto conoscersi con gli altri, confrontarsi, amalgamarsi al di là delle scadenze elettorali. Luoghi e tempi per scegliere insieme come realizzare al meglio, sul territorio, le proposte del governo e per elaborare proposte da sottoporre al governo. Luoghi dove potersi reciprocamente informare di quanto ciascuno degli eletti stava seguendo nel proprio ambito. Luoghi per fare sentire gli iscritti parte integrante di una nuova politica concepita per dare più democrazia, più risposte, più trasparenza, più, perché no, umanità nella modernità alla nuova forma partito.
Informare, coordinare le iniziative nazionali con quelle europee e regionali, ritrovare i consiglieri, i sindaci, gli iscritti. Una politica pensata e non solo annunciata o enunciata perché noi che, tutti insieme, avevamo avuto il coraggio di lasciare la casa alla quale eravamo abituati e della quale conoscevamo pregi e difetti, per costruire qualcosa di nuovo, di necessario per il bene comune, il bene dell’Italia, dovevamo avere momenti condivisi per realizzare concretamente questo nuovo essere insieme.
Tutto questo, dispiace dirlo, non è ancora avvenuto.
Il partito, nato prematuro, è rimasto nell’incubatrice e perciò, come dimostrano i fatti, non è cresciuto nei numeri reali, e cioè nei consensi espressi rispetto agli aventi diritto al voto. E il pericolo si è avvertito, anche se tardivamente, come dimostra la lettera del presidente Berlusconi che, in piena campagna elettorale, invitava ad iscriversi ai promotori della libertà, come se l’iscrizione al PDL non fosse già per noi una scelta chiara per il Partito della Libertà. Ciò che chiediamo oggi è libertà nel partito, e cioè uguaglianza nel rispetto dei ruoli, partecipazione e confronto, opportunità per tutti di esprimersi e confrontarsi, trasparenza nelle scelte delle candidature, eliminazione dei doppi e tripli incarichi che assommano potere nelle mani di pochi e che così infrangono il sogno di libertà al quale abbiamo liberamente aderito.
Sono nate nel frattempo diverse associazioni, come strumento di incontro, come mezzo per avere un contatto con gli altri. Sono come tante infermiere intorno all’incubatrice, che vogliono che finalmente il bambino esca per crescere forte e sano. Ma i tempi stringono, non perdiamone ancora con qualche sterile polemica giornalistica o con qualche dichiarazione ministeriale fuori luogo. Stiamo tutti soffrendo in questa situazione asfittica.
Generazione Italia suggerisca ai vertici del PDL di invitare i coordinatori regionali e provinciali a convocare sul territorio gli stati generali del Partito: che gli eletti (e anche i nominati) si conoscano e si confrontino tra loro, e poi finalmente escano, ritornino tra la gente, indìcano incontri pubblici, si raffrontino localmente con le categorie, fuori dal salotto di casa e dalle poche stanze dove fino ad ora si è deciso tutto e qualche volta il contrario di tutto. Fuori dall’incubatrice.
Cristiana Muscardini