UNA NUOVA CONVENZIONE EUROPEA PER DARE PIU’ FORZA A UN’EUROPA TROPPO SILENZIOSA

La guerra in Libia, le rivolte per la libertà e la democrazia in Nord Africa, rivolte che si stanno espandendo in più paesi, le impressionanti calamità naturali in Giappone e la tragedia delle centrali nucleari, i conseguenti problemi energetici e delle ondate di immigrazione ripropongono la necessità di un’Europa forte che attui interventi ragionati e celeri dopo i ritardi del passato.


Quella che abbiamo visto in queste settimane non è l’Europa unita per la quale tanti, e per tanti anni, si sono impegnati, da De Gasperi a Schuman da Monnet a Spinelli ai giorni nostri. Quest’Europa di oggi è un’Europa confusa che ha subito, sposato in forma acritica, la mondializzazione senza proporre una sua ricetta, un’Europa non in grado di confrontarsi con autorevolezza all’interno dell’OMC, che non ha saputo, con la Banca Centrale e le strutture istituzionali europee, prevenire e frenare lo sfacelo economico di diversi dei suoi paesi, dalla Grecia al Portogallo, dall’Irlanda allo stesso Belgio.


Oggi l’Europa sulla carta ha un Ministro degli Esteri ma nella realtà non ha saputo neppure attivare una politica per l’immigrazione mentre salgono nuovamente sul cocchio decisionale alcuni governi che dettano per tutti i ritmi e le regole a seconda dei loro interessi nazionali.


La guerra in Libia, preceduta dall’invasione economica cinese in Africa che, dopo tanti ritardi, ha sollecitato l’attenzione di alcuni paesi europei, prima di tutto la Francia, è contestuale al desiderio dei popoli di ottenere un minimo di democrazia e benessere condiviso, dopo tante dittature che hanno spadroneggiato per decenni, anche con il consenso o il silenzio dell’Occidente e ripropone oggi, in modo non più eludibile la necessità di un’Europa che ritrovi uno spirito unitario per affrontare scelte difficili, necessarie, urgenti.


Occorre un piano per l’immigrazione ed una risposta per i rifugiati politici e i richiedenti asilo, occorre impedire subito che la guerra tra poveri trascini anche i nostri paesi in un clima di ribellione e di intolleranza. Solo leggi adeguate, chiare e rispettate possono garantire una convivenza civile tra culture e storie diverse e garantire che non si creino incomprensioni e tensioni con i paesi da cui provengono gli immigrati.


Occorre subito una nuova politica per lo sviluppo non solo per il Mediterraneo ma per tutta l’Africa: dobbiamo saper dire basta ai finanziamenti dati ai governi e che non arrivano mai alle popolazioni e indirizzare, invece, i nostri programmi di cooperazione verso le comunità locali chiedendo la garanzia di poter effettuare controlli sulla effettiva utilizzazione per la popolazione dei fondi per l’aiuto e lo sviluppo.


Questi due impegni devono essere immediati e contestualmente riteniamo necessaria e urgente l’attuazione di una nuova Convenzione europea come quella che preparò la bozza del Trattato di Lisbona, affinché le tre istituzioni europee, Consiglio, Commissione e Parlamento, possano discutere e preparare insieme soluzioni e proposte per affrontare quella crisi economica, finanziaria, sociale e ambientale che ci sta esplodendo tra le mani.