Sulla situazione del Corno d’Africa

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione nel Corno d’Africa  
 

Il Parlamento europeo,

–  viste le sue precedenti risoluzioni sui paesi del Corno d’Africa,

–  visto il resoconto sulla missione nel Corno d’Africa adottata dalla sua commissione per lo sviluppo l’8 dicembre 2008,

–  visto l’articolo 103, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.  considerando che i conflitti irrisolti riguardanti i confini tra Etiopia ed Eritrea e tra Eritrea e Gibuti hanno effetti negativi per la pace e la sicurezza nel Corno d’Africa; che la situazione in Somalia si è aggravata diventando una delle peggiori crisi mondiali a livello umanitario e di sicurezza; che la situazione nel Sudan rappresenta un grave fattore di rischio per la sicurezza nella regione,

B.  considerando che l’Etiopia e l’Eritrea hanno posto fine al conflitto firmando gli “Accordi di Algeri” promossi dalla comunità internazionale, i quali prevedono una missione di pace delle Nazioni Unite (UNMEE) e l’istituzione della Commissione sui confini tra Etiopia ed Eritrea (EEBC), ma che permangono divergenze tra le due parti in merito all’applicazione degli accordi e della decisione della Commissione sui confini; che la missione UNMEE ha dovuto essere interrotta il 31 luglio 2008 dato che l’Eritrea non accettava più la sua presenza,

C.  considerando che nel giugno 2008 le violenze che si sono intensificate al confine tra Eritrea e Gibuti a Ras Doumeira hanno causato 35 morti e decine di feriti; che il 12 giugno 2008 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto a entrambe le parti di impegnarsi a un cessate il fuoco e a ritirare le truppe e a ripristinare lo status quo preesistente; che l’attuale situazione è calma, ma la vicinanza delle truppe comporta un rischio di ripresa delle ostilità,

D.  considerando che il 29 ottobre è stato commesso un attentato terroristico ai danni del Consolato etiope e degli uffici delle Nazioni Unite nella capitale del Somaliland Hargeysa, rivendicato da miliziani islamici radicali,

E.  considerando che nel novembre 2008 si è svolto un nuovo ciclo di negoziati a Gibuti che è sfociato in un accordo per la divisione del potere tra il TFG e l’ARS-D all’opposizione,

F.  considerando che alla conferenza del 29 ottobre 2008, tenutasi a Nairobi con rappresentanti delle Istituzioni federali transitorie e membri del Parlamento federale transitorio, l’autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD) ha adottato un piano in sette punto a sostegno del processo di pace in Somalia e ha istituito un meccanismo per il controllo dell’attuazione,

G.  considerando che dal novembre 2008 l’Etiopia ha progressivamente ritirato le sue truppe da Mogadiscio e da tutte le altre aree in cui esse erano ancora presenti in Somalia; che l’AMISOM (la missione dell’Unione africana in Somalia), che essenzialmente dal marzo 2007 si è limitata a Mogadiscio, si ritroverà da sola sul campo;

H.  che durante oltre quattro anni il governo federale transitorio della Somalia non è riuscito a creare un governo dotato di una base ampia; che a seguito delle recenti dimissioni del Presidente Abdullahi esiste un pericolo reale di ripresa dei combattimenti tra le fazioni rivali,

I.  considerando che la pirateria costituisce un’altra sfida importante alla sicurezza nella regione del Corno d’Africa; considerando che la lotta contro la pirateria non potrà essere vinta militarmente, ma dipende principalmente dai successi conseguiti nel promuovere la pace, lo sviluppo e l’edificazione dello Stato; considerando che a seguito degli atti di pirateria il Programma alimentare mondiale ha dovuto sospendere la consegna di aiuti alimentare alla Somalia, aggravando una situazione umanitaria già precaria,

J.  considerando che l’8 dicembre 2008 l’UE ha lanciato la sua operazione marittima EU NAVFOR Somalia (ovvero Operazione Atalanta) avente lo scopo di proteggere i convogli marittimi del Programma alimentare mondiale e altre navi che attraversano le acque al largo della Somalia,

K.  considerando che la fallita applicazione dell’accordo globale di pace tra il Nord e il Sud del Sudan potrebbe portare alla secessione, che probabilmente sarà accompagnata da un conflitto militare sui giacimenti di petrolio nella regione di confine; che una secessione comporterebbe con ogni probabilità la totale frantumazione del paese, dato che il Darfur e la parte orientale chiederanno l’indipendenza e si assisterà a un conflitto interetnico alimentato dai paesi confinanti compresa l’Eritrea,

L.  considerando che Gibuti continua a essere alle prese con sfide di enorme portata e che la sua situazione sta diventando allarmante a seguito della crisi alimentare mondiale; considerando che l’Ogaden, la regione somala dell’Etiopia, soffre di una grave siccità e che gli aiuti alimentari soggetti al controllo governativo e destinati agli abitanti della regione non giungono a destinazione nonostante i recenti progressi che il Programma alimentare mondiale ha compiuto nella consegna degli aiuti alimentari in tale regione, dato che vengono ancora segnalati ritardi dovuti alle necessarie autorizzazioni militari per l trasporti verso la regione somala,

M.  considerando che la situazione relativa ai diritti umani, lo Stato di diritto, la democrazia e il buon governo in tutti i paesi del Corno d’Africa è da anni motivo di grande preoccupazione per l’UE; considerando le denunce credibili di arresti arbitrari, lavori forzati, torture e maltrattamenti di prigionieri nonché di persecuzioni di giornalisti e di repressione politica nella regione,

N.  considerando che il sistema di votazione a maggioranza, estremamente sfavorevole per i partiti dell’opposizione, che è stato adottato nelle elezioni legislative del 2008 è motivo di preoccupazione a Gibuti, dove il partito di opposizione MRD è stato messo al bando nel 2008 con il pretesto assolutamente infondato del suo sostegno all’attacco dell’Eritrea contro Gibuti, mentre i dirigenti del sindacato UDT/UGTD non sono stati riammessi al lavoro dopo essere stati licenziati per motivi legati alle loro attività sindacali,

O.   considerando i timori tra le ONG e gli ambienti dell’opposizione per l’intensificarsi del controllo governativo e la riduzione della libertà politica a seguito delle recenti leggi sulla stampa e la registrazione dei partiti in Etiopia; considerando che la legge sulle ONG (la Proclamazione relativa alla registrazione e alla regolarizzazione delle organizzazioni civili e delle istituzioni benefiche) adottata dal governo etiope e ratificata dal parlamento potrebbe seriamente limitare le attività delle associazioni internazionali ed etiopi che si adoperano per l’uguaglianza, la giustizia, i diritti umani e la risoluzione dei conflitti,

Sicurezza regionale

1.  chiede al governo etiope di approvare formalmente come definitiva e vincolante la demarcazione virtuale tra l’Eritrea e l’Etiopia, elaborata dalla Commissione sui confini; chiede al governo dell’Eritrea di accettare un dialogo con l’Etiopia al fine di affrontare il processo di disimpegno delle troppe dal confine e la demarcazione fisica in base alla decisione della Commissione sui confini, come pure la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi compresa la riapertura della frontiera agli scambi; chiede alla comunità internazionale e all’UE di esercitare pressioni su entrambe le parti affinché superino l’attuale situazione di stallo;

2.  chiede al Consiglio di nominare un rappresentante speciale o inviato dell’UE per la regione del Corno d’Africa;

3.  chiede al Consiglio e alla Commissione di portare avanti i loro sforzi nel quadro del partenariato regionale politico per la pace, la sicurezza e lo sviluppo nel Corno d’Africa, al fine di individuare progetti di interesse comune che potrebbero dar vita a una cooperazione funzionale tra l’Eritrea e l’Etiopia, ad esempio nei settori dell’approvvigionamento energetico, gli scambi transfrontalieri e i porti;

4.  chiede al governo dell’Eritrea di ripensare la sua attuale sospensione della sua partecipazione all’IGAD; chiede ai leader dell’Unione africana e dell’IGAD di continuare ad associare l’Eritrea e a incoraggiare il suo governo ad aderire agli sforzi di cooperazione a livello regionale e subregionale;

5.  chiede al governo dell’Eritrea di accettare di invitare, congiuntamente con il governo di Gibuti, una missione d’inchiesta a esaminare la situazione a Ras Doumeira; chiede a entrambi le parti di ricorrere al dialogo e alle vie diplomatiche per ripristinare le relazioni tra i due paesi;

6.  chiede al Consiglio e alla Commissione di continuare il loro sostegno a favore del potenziamento delle istituzioni in Somalia, dell’attuazione dell’accordo di pace di Gibuti e degli sforzi dell’IGAD nel processo di pace; chiede con insistenza il potenziamento di AMISOM e il dispiegamento di una forza di stabilizzazione delle Nazioni Unite in tempi rapidi non appena le condizioni politiche e di sicurezza lo permettano;

7.  condanna gli attacchi sempre più frequenti contro operatori umanitari avvenuti negli ultimi mesi che hanno gravemente ostacolato la fornitura degli aiuti e hanno contribuito a peggiorare la situazione umanitaria in Somalia; chiede al Coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per la Somalia di negoziare l’accesso agli aiuti umanitari separatamente dal processo di pace di Gibuti, zona geografica per zona geografica, accelerare la fornitura di cibo e alleviare la terribile situazione umanitaria;

8.  sottolinea che dopo la partecipazione al raggiungimento dell’accordo Nord-Sud in Sudan è ora essenziale portare avanti tutti gli sforzi in vista della sua attuazione e mantenere la dovuta pressione; chiede pertanto al Consiglio e alla comunità internazionale di intensificare il loro sostegno a favore dell’attuazione dell’accordo globale di pace Nord-Sud in Sudan e di assicurare il pieno dispiegamento dell’UNAMID nel Darfur;

9.  chiede al Consiglio e alla Commissione di continuare il loro sostegno a favore dell’IGAD nonché i loro sforzi atti a mettere a punto un piano di integrazione per la regione e di potenziarne le istituzioni;

Sicurezza alimentare e sviluppo

10.  chiede al governo dell’Eritrea di cooperare più da vicino con le organizzazioni internazionali nella valutazione della situazione della sicurezza alimentare onde consentire interventi rapidi e mirati;

11.   chiede al governo dell’Eritrea di concedere alla Commissione un accesso illimitato ai progetti finanziati dalla Commissione e a migliorare la sua apertura all’assistenza tecnica per i progetti e i programmi concordati di comune accordo; chiede inoltre che la Proclamazione sulle ONG sia modificata in modo da agevolare i requisiti finanziari per le ONG che vogliono impegnarsi in attività di sviluppo in Eritrea;

12.  chiede al governo dell’Etiopia di fornire pieno accesso alle organizzazioni umanitarie alla regione somala di Ogaden e di porre in atto tutte le necessarie condizioni per permettere agli aiuti di raggiungere i loro destinatari in tutta la regione;

13.  invita la Commissione a continuare a sostenere le risposte regionali alle sfide transfrontaliere attraverso il partenariato dell’UE per la pace, la sicurezza e lo sviluppo e in particolare la gestione regionale delle risorse idriche quale elemento essenziale della sicurezza alimentare;

14.  chiede alla Commissione di verificare che nessuno dei suoi programmi di assistenza, compreso il programma “cash for work”, sia attuato mediante lavoro forzato;

Diritti dell’uomo, democratizzazione e buon governo

15.  chiede al governo dell’Eritrea di incriminare e rinviare immediatamente al giudizio di un tribunale tutti i detenuti politici e i giornalisti imprigionati o di rilasciarli immediatamente senza condizioni;

16.  invita il governo dell’Eritrea a rispettare pienamente i diritti umani e le libertà fondamentali, compresa la libertà di associazione, la libertà di espressione, la libertà dei mezzi di informazione e la libertà di coscienza;

17.  esprime la sua viva preoccupazione per la perdurante detenzione in Eritrea del giornalista svedese-eritreo Dawit Isaak, che dal suo arresto avvenuto nel settembre 2001 si trova in carcere senza processo, e chiede l’immediato rilascio di Dawit Isaak e degli altri giornalisti incarcerati;

18.  chiede all’UE di ripensare il suo approccio nei confronti dell’Eritrea qualora non si registrino progressi verso il rispetto degli elementi essenziali dell’Accordo di Cotonou (Articolo 9), in particolare sulle questione fondamentali dei diritti umani (accesso del Comitato Internazionale della Croce Rossa ai penitenziari, rilascio dei prigionieri del cosiddetto G11);

19.  chiede alle autorità di Gibuti di tutelare i diritti politici dei partiti dell’opposizione e delle organizzazioni indipendenti per i diritti umani, comprese piene garanzie in materia di libertà di stampa, libertà di assemblea e libertà di espressione; sottolinea la necessità di un dialogo significativo tra il governo e l’opposizione, che porti a un adeguamento della legge elettorale tale da consentire una rappresentanza più equa degli attuali partiti politici in parlamento; chiede alle autorità di Gibuti di consentire al partito di opposizione MRD la ripresa delle sue attività e di riammettere al lavoro tutti i leader del sindacato UDT/UGTD licenziati per motivi legati alle loro attività sindacali;

20.  chiede al governo di Gibuti di prendere misure per assicurare una migliore protezione sotto il profilo giuridico e pratico dei diritti dei sindacati sulla base delle rispettive convenzioni fondamentali dell’ILO;

21.  chiede alle autorità di Gibuti di adoperarsi al massimo per stabilire le responsabilità per il massacro di Arhiba del dicembre 1991 e di avviare un’azione penale ai danni di coloro individuati come gli autori;

22.  si rammarica che il parlamento dell’Etiopia abbia ratificato la Proclamazione per la registrazione e la regolarizzazione delle organizzazioni civili e delle istituzioni benefiche; chiede che siano apportati significativi adeguamenti in modo da garantire i principi fondamentali in materia di diritti umani; chiede un’applicazione non restrittiva di tale legge e insiste affinché la sua applicazione sia oggetto di uno stretto controllo da parte della Commissione;

23.  esorta vivamente le autorità etiopi a rivedere la legge sulla stampa e la legge sulla registrazione dei partiti, nonché la composizione della Commissione elettorale affinché siano garantiti i diritti politici dei partiti dell’opposizione; chiede con insistenza che siano svolte indagini su tutti i presunti casi di maltrattamenti e di arresti arbitrari ai danni delle organizzazioni dell’opposizione e della società civile e che i responsabili siano consegnati alla giustizia;

24.  è indignato per la detenzione di Birtukan Midekssa, leader del partito di opposizione Unità per la democrazia e la giustizia (UDJ) e ne chiede l’immediato e incondizionato rilascio;

25.  chiede alle autorità etiopi di trattare rapidamente la richiesta di registrazione dell’Associazione nazionale degli insegnanti etiopi, conformemente alle leggi e alle norme in materia, e di porre fine alle persecuzioni ai danni dei membri di tale associazione;

26.  chiede ai governi dell’Etiopia, dell’Eritrea e di Gibuti e al Consiglio, conformemente all’articolo 8 e all’Allegato VII dell’accordo rivisto di Cotonou, di concordare congiuntamente un approfondimento del dialogo politico sui diritti umani, i principi democratici e lo Stato di diritto, comprese le questioni di cui sopra, allo scopo di definire obiettivi di riferimento e raggiungere risultati e progressi concreti sul campo;

27. riconosce che le elezioni in Sudan sono previste nel 2009, ma osserva che non si è ancora proceduto alla modifica delle leggi che limitano la libertà di espressione e di organizzazione per i singoli cittadini, i partiti politici e i mezzi d’informazione e che sono contrarie all’accordo globale di pace e alla Costituzione nazionale provvisoria, né è stata ancora formata una Commissione nazionale per i diritti umani; sottolinea che l’abrogazione di tali leggi e la loro sostituzione con una normativa conforme all’accordo globale di pace e alla Costituzione nazionale provvisoria costituiscono requisiti essenziali per creare un ambiente in cui si possano svolgere elezioni libere e regolari;

28.  incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione, al Consiglio, agli Stati membri, al Presidente della Commissione dell’Unione africana, al Presidente in carica dell’Assemblea dell’Unione africana, al Segretario generale dell’Unione africana, al Parlamento panafricano, ai governi e ai parlamenti dei paesi dell’IGAD e ai presidenti dell’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE.