SINE CURA

Far ripartire
l’Italia, attuare il decreto semplificazioni in un Paese dove alcune regioni,
come la Liguria, sono praticamente isolate per i lavori e le manutenzioni
stradali non fatte, sembra più una presa in giro che altro. Ogni giorno nuovi
annunci e promesse da parte di una classe politica troppo spesso impudente ed
imprudente e troppe delusioni per i cittadini che, dopo aver subito la crisi
economica, nata oltre Oceano, il covid, regalatoci dalla via della seta e dal
silenzio dell’Oms sulla realtà cinese, oggi quotidianamente vedono frustrata
ogni speranza dall’insipienza di coloro che dovrebbero indicare la strada.

Siamo quasi a
metà luglio e non è ancora partito un cantiere, salvo quelli stradali di poco
conto ma di grande impiccio per il traffico, quelli che potevano essere aperti
proprio nei mesi scorsi quando per le strade non c’erano macchine. Neppure i
lavori per mettere in sesto le scuole pericolanti, per renderle idonee, tra due
mesi, ad accogliere gli studenti che dovranno stare distanziati. Sono partiti e
neppure una voce si è alzata, né dalla maggioranza né dall’opposizione, per
indicare come affrontare l’urgenza derivante dalla necessità di ripristino di
una rete idrica al collasso in tutta Italia. Perdiamo ogni giorno
un’intollerabile quantità d’acqua, bene non rinnovabile, mentre la siccità
avanza ed i ghiacciai si sciolgono togliendo preziose riserve.

La politica si
incarta tra picche e ripicche e quello che serve al Paese resta una sine cura.