SALVINI E I PORTI

Come primo atto di  Salvini, come Ministro delle Infrastrutture, ci saremmo aspettati, come sempre troppo ingenui e fiduciosi, che si mettesse all’opera sui dossier che riguardano le tante situazioni pericolose che minacciano la vita degli italiani: università e cimiteri che crollano, scuole gravemente dissestate che possono ogni giorno creare nuovi disagi e vittime, cavalcavia, ponti, strade a rischio continuo, lavori e controlli mai fatti, opere iniziate da mesi, anche da anni, e non completate, rete idrica quasi al collasso e via discorrendo.

Invece il ministro Salvini, come primo atto, si è occupato dei porti, non per verificarne la sicurezza, non per capire meglio quanti siano di fatto in mano ai cinesi, senza controllo sulle legalità delle merci sdoganate o in mano alla criminalità organizzata, che contrabbanda, spesso impunita, armi e droga proprio dai porti italiani, l’interesse di Salvini nel suo primo giorno è stato tutto concentrato a chiarire 1) che i porti sono suoi e non del Ministero del Mare, 2) che la cosa che gli interessa è impedire l’arrivo di navi con extracomunitari salvati in mare da morte sicura.

Chiariamo subito: il problema dell’immigrazione clandestina è grave e va affrontato immediatamente in sede europea e nazionale, e l’Europa deve prendersi le sue responsabilità, rispettare gli impegni presi e disattesi e la questione dovrà essere definitivamente chiarita nel Consiglio europeo, e con accordi bilaterali con i paesi del nord Africa (quelli con i quali è possibile).

Ma col dicastero di Salvini l’immigrazione c’entra poco, sarebbe più proficuo per tutti, e per il governo, che è appena entrato in carica ed è oberato di difficili dossier, che Salvini dimenticasse di essere stato ministro dell’Interno, per altro di un governo che lui stesso ha fatto cadere, e cominciasse a fare il Ministro del suo dicastero, senza confusioni e occupandosi di come portare le nostre infrastrutture a livelli degni.