Quando l’Italia non era ancora unita e la Romagna era sotto il papato per definire una situazione di confusione si diceva “L’è una repubblica”,
In questi giorni, il 2 giugno, abbiamo festeggiato la nascita della nostra Repubblica e subito sono nate nuove polemiche anche contro il capo dello Stato, così ci ritornano in mente quelle parole perché vediamo l’incapacità di troppe forze politiche di tornare, pur parlando senza mezze misure ed infingimenti, ad un minimo di linguaggio rispettoso delle istituzioni che, con ruoli diversi, rappresentano.
Vorremmo un’Italia repubblicana ed europea dove il confronto politico fosse libero da pregiudizi, da frasi fatte, verità negate, menzogne palesi, annunci e slogan, dove ciascuno, pur criticando i progetti altrui, fosse capace di presentarne di propri, fattibili ed utili, senza avere sempre spirito di contraddizione.
Vorremmo una Repubblica capace di sotterrare l’ascia di guerra del passato, disposta a riconoscere i meriti dell’avversario, tesa a costruire un domani capace di rispettare i tempi necessari a ciascuno per potersi adeguare alle novità, ad un progresso che spesso irrompe ed incombe, specie nella vita dei meno tecnologici o dei più anziani.
Una Repubblica solidale, coraggiosa, umana, la Repubblica della gente normale che ha bisogno di una politica capace anche di tornare ad aprire sezioni di partito per consentire il dibattito interno e la crescita di una nuova classe dirigente, fatta di persone capaci di passione e dedite a studiare la complessità dei problemi senza avere in testa solo l’obiettivo personale di arrivare più in alto.
Una Repubblica dove ai cittadini fosse possibile scegliere e votare i propri rappresentanti nazionali con un voto di preferenza, come per le europee, dove ci fossero meno aperitivi elettorali e più grandi o piccoli incontri tra la folla, tra la gente, per tornare a guardarsi negli occhi senza usare sempre strumenti tecnologici dietro i quali non sai chi veramente ci sia.
E anche se non c’è ancora questa repubblica noi le siamo fedeli e il 2 giugno abbiamo in tanti festeggiato e coltivato la speranza di riuscire a farla nascere, per l’Italia, per l’Europa, per noi tutti.