La Commissione d’inchiesta USA sulla crisi finanziaria (Fcic) ha pubblicato il suo rapporto sulle cause della crisi finanziaria che ha sconvolto il mondo della finanza e dell’economia e che ha distrutto il sistema finanziario fino alle fondamenta, lasciando macerie e vittime ancora da quantificare. Impressionanti i dati riferiti: più di 26 milioni di americani senza lavoro, 4 milioni di famiglie hanno perso la loro casa e oltre 4,5 milioni rischiano di perderla, 11 trilioni di dollari di valori e ricchezze sono stati cancellati, minando anche i risparmi e le pensioni di milioni di cittadini. La crisi è stata sistemica – afferma la commissione d’inchiesta – poiché i meccanismi del sistema hanno fallito: quelli dei controlli e delle regole, quelli della corporate governance e della gestione dei rischi, quelli della trasparenza e degli interventi correttivi del governo.
Il rapporto conclude che la crisi era evitabile e che questa è stata il risultato di azioni e inazioni umane e non di modelli computeristici mal funzionanti. Non sono stati tenuti in conto, infatti, tutti i segnali della crisi, dai rischi insostenibili dei mutui-casa all’aumento dei prezzi degli immobili, dalle pratiche predatorie di credito ai derivati senza regole, alle operazioni di copertura a breve: un laissez faire galoppante è stato il dominatore della situazione. Eloquenti e allarmanti le conclusioni della Fcic: “Due anni dopo l’intervento del governo, il sistema finanziario americano, in molti aspetti, è lo stesso di quello operante alla vigilia della crisi. Anzi, oggi è ancora più concentrato nelle mani di poche, grandi istituzioni finanziarie di importanza sistemica”.
La Commissione
1. Ha preso in considerazione questo rapporto e le relative conclusioni, che sono state ignorate o sottovalutate dalla stampa europea?
2. In caso affermativo, come pensa di contribuire a riformare il sistema, rimasto quello di prima della crisi a distanza di due anni dai disastri sistemici constatati?
3. Oltre alle iniziative intraprese con la creazione delle tre autorità di vigilanza europee, è in grado di avanzare proposte per evitare che il sistema si perpetui, con tutti i rischi dei disastri di cui ha dato prova?
IT
E-002186/2011
Risposta di Michel Barnier
a nome della Commissione
(15.4.2011)
1. La Commissione accoglie con favore la relazione della Financial Crisis Inquiry Commission (FCIC – Commissione d’inchiesta sulla crisi finanziaria), pur sottolineando che la natura e le cause della crisi finanziaria non sono state del tutto identiche negli Stati Uniti e in Europa, per cui le stesse conclusioni non sono sempre valide per entrambi i continenti.
2. La Commissione è attualmente a metà strada di un ampio programma di riforma della normativa in materia di servizi finanziari, che va ben al di là di una riforma della struttura della vigilanza finanziaria in Europa. Sebbene elaborato prima della pubblicazione della relazione dell’FCIC, il programma di riforma si basa su una serie di relazioni comparabili, tra cui quella del gruppo ad alto livello presieduto da Jacques de Larosière adottata nel febbraio 2009.
Poiché la tabella di marcia per la riforma è costituita dagli impegni assunti in seno al G20, la Commissione ritiene che per la sua attuazione sia fondamentale il coordinamento a livello mondiale. Occorre che gli impegni assunti nel quadro del G20 siano rispettati da tutti gli Stati ivi rappresentati.
3. Oltre alla creazione delle tre nuove autorità europee di vigilanza e del comitato europeo per il rischio sistemico, tra gli esempi delle numerose riforme già proposte o concordate in seno all’Unione europea figurano:
– l’introduzione di nuove norme ed obblighi di registrazione sia per le agenzie di rating del credito che per i gestori di fondi di investimento alternativi;
– nuove norme, basate sulle decisioni adottate dai paesi del G20, in materia di retribuzioni e bonus di banche e fondi di investimento;
– l’obbligo di elevare a 100 000 euro la soglia di garanzia per i depositi bancari e un ulteriore rafforzamento sia dei sistemi di garanzia dei depositi che delle disposizioni sull’indennizzo degli investitori;
– un quadro europeo per la vendita allo scoperto di strumenti finanziari;
– maggiore trasparenza e obblighi di rendicontazione e di compensazione per i contratti di derivati OTC[1].
Tra le riforme che la Commissione intende attuare rientrano l’accordo “Basilea III” sui requisiti patrimoniali delle banche all’interno dell’UE, il rafforzamento della normativa in materia di mercati mobiliari, abusi di mercato e sanzioni, la riforma delle norme di governo societario a livello dell’UE e l’introduzione di nuove norme a tutela dei consumatori di prodotti finanziari, con particolare attenzione al credito ipotecario per abitazioni. La Commissione sta inoltre lavorando a un quadro globale per la gestione e la risoluzione delle crisi nel settore bancario.
La Commissione ritiene che il complesso di dette riforme, qualora venisse adottato dal Consiglio e dal Parlamento e pienamente attuato dagli Stati membri, cambierebbe il quadro normativo per il settore finanziario, eviterebbe il ritorno all’approccio dello “status quo” e renderebbe meno possibile una nuova crisi finanziaria.