PROPOSTE PER RIPARTIRE IN POCO TEMPO

Speriamo sia finalmente arrivato il tempo per ascoltare proposte realizzabili per il rilancio dell’economia reale. Analizzare i perché del disastro globale e denunciare i responsabili, o gli irresponsabili, che ci hanno portato all’attuale dissesto, è certamente necessario per non ricadere domami negli stessi errori ma in questo momento c’é soprattutto la necessità di ripartire, e per ripartire non si può, ad esempio, consentire, come sta avvenendo in Italia, che per un aumento di un punto percentuale dell’IVA vi siano, su certe tratte autostradali, aumenti del 20%, per non parlare del carburante e di tutto quello che sta aumentando senza giustificazione e in modo spropositato.


I maggiori costi peseranno sui consumatori, in speciale modo sulle famiglie, per l’aumento dell’inflazione, conseguenza immediata di un provvedimento nato in gran parte sbagliato, e porteranno ancora maggiore rarefazione dei consumi e, di conseguenza, della produzione. E’ assolutamente necessario diminuire la spesa pubblica, tagliando finalmente e veramente gli enti inutili, eliminando i doppi e tripli incarichi e quelle molte scorte che sono solo uno status symbol, perché gran parte degli scortati non è mai stata in pericolo. Bisogna eliminare  tutte quelle burocrazie che creano costi aggiuntivi e perdita di tempo a chi produce beni e servizi e a chi li commercia e bisogna rendere efficiente quella macchina amministrativa che oggi si muove al rallentatore.


Bisogna fare chiarezza sul sistema degli appalti perché è ormai dimostrato che la criminalità organizzata è, in tutto il territorio italiano, detentrice di troppi affari apparentemente leciti. Per ridare ai veri ed onesti imprenditori la possibilità di lavorare occorre dare subito una risposta forte per combattere ogni infiltrazione criminale nel mondo economico e produttivo e dare seguito ai sistemi di controllo sugli appalti e sui subappalti.


Se vogliamo che i giovani possano ritrovare il diritto di conquistarsi il futuro bisogna che le università abbiano un ruolo più forte e siano veramente collegate alle attività lavorative, perciò occorre anche una migliore programmazione per identificare i settori nei quali occorrono nuovi laureati o comunque diplomati o specializzati.


In Italia, nonostante la crisi, vi sono numerose offerte di lavoro in specifici settori: pensiamo alla necessità di medici pediatri e radiologi e al grande settore dell’impiantistica, settore questo nel quale vi è urgenza di tecnici specializzati per le nuove tecnologie volte al risparmio energetico.


Se siamo stati fino a oggi il Paese che ha utilizzato meno i fondi comunitari, perdendo perciò la possibilità di creare nuovi posti di lavoro e di realizzare quelle infrastrutture necessarie sul territorio per lo sviluppo,  bisogna che da oggi il mondo delle imprese si faccia parte attiva nel chiedere alla politica di utilizzare tutte le risorse che l’Europa mette a disposizione.


Se a queste considerazioni aggiungiamo i lavori assegnati per ‘amicizia politica’ e gli scandali ai quali stiamo da tempo assistendo si capisce bene come sarà difficile ottenere in breve il rilancio necessario se non vi sarà subito un’inversione di rotta della politica. Bisogna ridurre le tasse sul lavoro e parlare di dismissioni di parte del patrimonio pubblico, occorre maggiore chiarezza per definire le liberalizzazioni che possono essere una strada valida solo a fronte di regole chiare e di sicurezze per i consumatori e per lo Stato nel suo complesso.


Dobbiamo pensare alle autostrade del mare delle quali si parla da anni ma sulle quali nessun governo si è mai impegnato, pensare alle piccole e medie infrastrutture sul territorio e non al ponte di Messina perché collegare la Sicilia alla Calabria, dove non esistono strade né treni, significa solo creare l’ennesima cattedrale nel deserto e un guadagno poco lecito per alcuni.


Vi è poi il grande tema dell’internazionalizzazione delle Piccole Medie Imprese che, come sappiamo, non hanno gli strumenti per lavorare nel mondo ma spesso neppure negli altri paesi europei: su questo il Parlamento europeo si è già espresso votando in aula una mia relazione nella scorsa legislatura ma ad oggi tutto tace. Dobbiamo avere il coraggio di scelte immediate per ridare fiato alle micro-imprese artigiane e commerciali altrimenti si rischiano decine di migliaia di posti di lavoro e per questo sarebbe necessario, per un periodo di tempo stabilito, dare una franchigia sulla tassazione fino a 30.000 euro.


Vi sono decine di proposte realizzabili in poco tempo e a costo zero ma per realizzarle bisogna formularle e per formularle bisogna conoscere i settori d’intervento, studiare e ragionare e non limitarsi a continue e tra di loro contrastanti dichiarazioni alla stampa.