PER UNA NUOVA EUROPA

La sinistra europea festeggia e proclama che l’avanzata socialista in Francia, per altro di un solo punto e mezzo sul Presidente Sarkozy, aprirebbe la strada ad un radioso futuro per la Francia dimenticando il baratro nel quale il Governo socialista ha recentemente lasciato la Spagna!


Non è il tempo dei politici che raccontano favole o bugie, né di tecnici che commettono errori marchiani nelle loro proposte di riforma, sollevando così nuovi e più drammatici problemi.


L’Europa è di fronte a un grande bivio: continuare ad autodistruggersi o affrontare la necessità di dare vita ad un nuovo, immediato progetto economico che azzeri gli errori recenti e passati, che tagli gli sprechi inutili della burocrazia e della fantapolitica e rilanci lo sviluppo calmierando le tasse ed i costi delle istituzioni, degli apparati e sappia invece tutelare la propria capacità produttiva e commerciale.


La mondializzazione, come è stata concepita fino ad ora, rappresenta di fatto la morte delle regole di mercato e della corretta competitività e perciò, nel continuo impoverimento dei cittadini e nella distruzione di tante realtà produttive, rischia di essere la responsabile della distruzione dei sistemi democratici e di lasciare aperte derive violente.


La Francia deve decidere il suo ruolo in questo processo di rinnovamento e cambiamento, deve prendere atto che la Germania non può essere il Paese pilota ed egemone dell’Europa, che la Francia deve ritornare ad avere un ruolo di proposta anche se questo ruolo può portare a degli scontri.


I socialisti europei devono ammettere che proprio il loro modo di concepire l’Europa e la politica nei singoli Stati che hanno amministrato sono stati il prodromo del disastro collettivo che stiamo vivendo, complici anche certi governi che si sono spacciati per moderati e moderni e che invece hanno coltivato e coperto gli interessi personali rispetto agli interessi del Paese; l’Italia è l’ultimo esempio.


Auguriamo ai francesi di trovare la forza e di suggerire al Presidente Sarkoy che le elezioni si vincono su modelli di sviluppo realizzabili e chiari e perciò condivisi dai cittadini, sia per quanto riguarda i sacrifici che devono fare tutti insieme, sia per le aspettative di miglioramento delle condizioni di vita dei singoli e del Paese.


Come Conservatori e Social Riformatori abbiamo ancora la voglia di credere e di ricostruire e speriamo ancora che i molti sordi che fino ad ora hanno ignorato le parole di denuncia oggi trovino il coraggio di ascoltare e di contribuire ad un nuovo progetto condiviso.