Mercato delle pellicce e marchio d’origine

In un negozio del centro di Roma sono stati sequestrati capi di abbigliamento contraffati e ricavati da animali di specie protetta provenienti dalla Cina che recavano una falsa etichettatura made in Italy per coprire quella originale made in China.

In seguito all’abolizione di allevamenti di animali da pelliccia in alcuni Paesi europei, come in Italia, la Cina è diventata la più grande produttrice ed esportatrice al mondo di pellicce e di manufatti in pelliccia; non ha leggi a tutela del benessere degli animali allevati, non ha norme che vietino gli atti di crudeltà nei confronti degli stessi, e così i Paesi Europei continuano ad eludere le norme restrittive interne decentrando gli allevamenti e risparmiando sulla mano d’opera.

Dati ufficiali dell’Associazione Cinese dell’Industria delle Pellicce indicano che in Cina le importazioni di pellicce sono aumentate del 54% e le esportazioni del 12,3% nel corso degli ultimi anni. Più del 95% dell’abbigliamento prodotto in Cina è venduto nei mercati d’oltre mare, in particolare in Europa e Italia, USA, Giappone, Corea e Russia, con l’80% di pellicce esportate da Hong Kong verso Europa, Stati Uniti e Giappone con frequenti episodi di marchi d’origine falsificati.

 

La Commissione

 

1.    é al corrente di tale situazione?

 

2.    Quali misure sono state intraprese per controllare il mercato europeo di pellicce provenienti dalla Cina?

 

3.    Prevede d’introdurre l’obbligo di etichettatura di tutti i capi contenenti spoglie (intere o parti) di animali sottoposte a concia o altri trattamenti che mantengano inalterata la struttura naturale delle fibre, indicando espressamente la specie utilizzata, il metodo di allevamento, il metodo di uccisione, l’azienda di confezionamento e il Paese di provenienza?