La tratta di esseri uman

Il primo febbraio scorso è entrata in vigore la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, firmata dai Capi di Stato e di Governo nel maggio 2005 a Varsavia. Su 47 Stati membri del Consiglio d’Europa fino ad ora l’hanno ratificata soltanto in 14, come se il problema oggetto della Convenzione non fosse urgente e terribilmente grave. Ne fanno fede i dati delle Nazioni Unite, che parlano di 27 milioni di schiavi nel mondo, per un giro d’affari di 31 miliardi di dollari, quelli dello stesso Consiglio d’Europa che valuta a oltre 600 mila le persone vendute ogni anno nel vecchio continente, destinate per il 43 per cento al mercato del sesso e per il 32 al lavoro forzato. L’Europol traccia l’identikit del soggetto a rischio e pone in rilievo il costante aumento di vittime che sfuggono al profilo:”La maggiore libertà di movimento, i bassi costi dei trasporti, la comunicazione globale favoriscono il reclutamento di individui con livelli di istruzione elevati e più lingue all’attivo, anche impiegati e con relazioni stabili, che normalmente non sarebbero definiti soggetti vulnerabili”. Sempre nel rapporto 2007 Europol afferma che siamo di fronte all’attività criminale “con il più alto tasso di crescita del pianeta (….) e che negli ultimi cinque anni ha visto aumentare il numero di vittime smerciate nell’Unione europea”. Le Ong interessate alla questione, parlano di 50 mila donne vittime di tratta in Italia, per un terzo minorenni e 36 mila destinate allo sfruttamento sessuale.Da questi dati emerge una realtà terrificante. 

La Commissione 

1.   E’ in grado di confermare questi dati?

2.   Se il fenomeno della tratta è in aumento, nonostante le iniziative prese a livello internazionale e da vari Stati singoli, che cosa non funziona: il sistema dei controlli o le misure regolamentari?

3.   Ritiene che, nell’ambito dell’Unione, la Decisione quadro del Consiglio del 19 luglio 2002, quella del 22 dicembre 2003 e la Direttiva del 29 aprile 2004 siano idonee e sufficienti a combattere questa deriva di sfruttamento umiliante e disumano?

4.   Come reagisce al fatto che le frontiere dell’Unione, con il fenomeno della tratta e con quello degli immigrati clandestini, assomigliano più a un “colabrodo”  che a “chek-in” controllati e monitorizzati?Non ritiene che Europol debba essere maggiormente rafforzato in uomini e in materiale.?