IL BUSINESS UMANITARIO CUBANO

Interrogazione con richiesta di risposta scritta delle onn. Cristiana Muscardini (ECR) e Susy De Martni (RCR) al Vicepresidente della Commissione Europea Catherine Ashton

Tra il 1993 e il 2003, la Commissione ha
finanziato quasi € 145 milioni di misure di assistenza, per lo più nel settore
dell’aiuto umanitario (€ 90 m). A tale importo, è stato aggiunto nel 2009 una
somma di € 36 milioni per progetti di cooperazione nell’ambito della
ricostruzione post-uragano, riabilitazione professionale, sicurezza alimentare
e cultura. Il 12 maggio 2010, la Commissione ha adottato il primo documento di
strategia nazionale per la Repubblica di Cuba destinando una ripartizione
indicativa di € 20 milioni per il periodo 2011-2013 nel quadro dello strumento
di cooperazione allo sviluppo.

 

Già dagli anni 60, Cuba ha però iniziato la sua
politica di cosiddetta “diplomazia umanitaria” esportando lavoratori
nei paesi in via di sviluppo. La categoria più utilizzata era quella dei medici
che, a quei tempi, scarseggiavano nelle zone colpite da disastri naturali. Il
business è pero aumentato: in seguito all’aumento dei rapporti commerciali
bilaterali con alcuni partner strategici del continente sud-americano, il
governo cubano è riuscito ad instaurare un vero e proprio “business
sanitario” con un tornaconto pari a 5000 dollari americani per dottore,
formato a Cuba ma “esportato” nei paesi vicini, e continuando il
baratto degli stessi con petrolio venezuelano.

 

L’Alto
Rappresentante

 

  • E’ a conoscenza della situazione?
  • Può informarci se ci sono stati programmi di
    monitoraggio dei fondi stanziati per Cuba dall’Unione nel settore
    umanitario?
  • E’ a conoscenza dei progetti implementati dal
    governo cubano per lo sviluppo e la formazione professionale? Quanti di
    questi dottori sono poi stati “esportati” nei paesi vicini?
  • E’ a conoscenza che negli ospedali cubani la
    maggioranza dei pazienti ricoverati è assistita da studenti di medicina
    perche i medici sono stati inviati all’estero, e che questi ultimi sono
    pagati 25 dollari al mese (nonostante i 5000 ricevuti per dottore
    espatriato), tenendo i loro famigliari in ostaggio?

 

IT

E-008026/2013

Risposta
dell’Alta rappresentante/vicepresidente Catherine Ashton

a nome
della Commissione

(10.9.2013)

 

 

Attraverso la sua delegazione a
L’Avana, l’UE segue da vicino la situazione di Cuba, anche per quanto riguarda
le sue relazioni esterne con i paesi terzi e gli sviluppi in settori specifici.

 

Inoltre, la delegazione dell’UE,
l’AR/VP e i servizi della Commissione monitorano attentamente l’attuazione di
tutti i progetti di cooperazione allo sviluppo e di assistenza umanitaria
finanziati dall’UE a Cuba. Questo vale anche per tutti i progetti umanitari
finanziati dalla Commissione europea.

 

Sebbene il monitoraggio del settore
sanitario nazionale abbia evidenziato un certo numero di difficoltà, le
lamentele riguardanti la qualità dei medici sono relativamente poche. I
principali problemi riguardano le forniture e l’assistenza infermieristica.
Alla base, la rete medica (ospedali e cliniche locali) è ancora pienamente
operativa. In certe cliniche locali si ricorre effettivamente agli studenti di
medicina, che operano tuttavia sotto la supervisione di medici qualificati.

 

Ora come ora la priorità di Cuba è
formare i medici dei paesi in via di sviluppo partner attraverso la Scuola panamericana di
medicina, che ha sede a L’Avana.