I CRISTIANI NEL MIRINO ANCHE IN EUROPA

E’ questo il titolo di un articolo pubblicato dal quotidiano LA STAMPA di Torino il 13 settembre 2011. Si riferisce a un incontro che ha avuto luogo a Roma al quale hanno partecipato 150 delegati dei Paesi membri dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) organizzato dal rappresentante italiano Osce per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione. Nel corso dell’incontro è emerso da una statistica della Gendarmeria francese che “ogni due giorni in Francia viene attaccata una chiesa cattolica o un cimitero, con profanazioni, distruzioni e atti vandalici”. Il rappresentante per gli Affari religiosi del ministero degli Esteri di Parigi, Roland Dubertrand, presente all’incontro, non ha smentito gli atti di vandalismo ed ha sottolineato che “il settanta per cento degli autori è stato assicurato alla giustizia” Il che vuol dire che il problema non viene sottovalutato. Introducendo i lavori del convegno il ministro degli Esteri vaticano, Dominique Mamberti, ha detto che i cristiani sono il gruppo religioso “più perseguitato del mondo”. “Purtroppo – ha spiegato – ci sono segnali anche nei nostri Paesi di tentativi di marginalizzare la religione e discriminare i cristiani. Nessuno vuole confondere questi tentativi con le uccisioni che avvengono in altre regioni del mondo. Ma quando si crea un clima di discriminazione contro i cristiani, lì possono maturare anche i crimini”. “Alla radice del problema – ha aggiunto il ministro – c’è una riflessione non sufficiente su che cosa sia la libertà religiosa, che “”non è una libertà tra tante altre””, ma la base di tutte e non può essere ridotta alla libertà di culto. La libertà religiosa comprende il diritto di predicare, educare, gestire scuole, convertire, partecipare alla vita pubblica e non è sinonimo di relativismo, né dell’idea che tutte le religioni si equivalgano.


 


La Commissione


 



  1. conosce la situazione come è stata presentata al Convegno?

  2. Ha delle opinioni in merito alle cause culturali o giuridiche, o d’altro tipo che contribuiscono a determinare tale situazione, preoccupante perché nel cuore dell’Europa ?

  3. Ritiene che in Europa, anche a seguito della situazione denunciata, la libertà religiosa, quale è stata presentata dal ministro vaticano, sia sempre più  minacciata?

  4. Non ritiene opportuno, nell’ambito della lotta al razzismo, alla xenofobia e alla discriminazione, prendere iniziative per fermare tali violenze assurde contro i cristiani ed i loro luoghi di culto?

  5. Ha intenzione di reagire anche nei confronti delle violenze perpetrate contro di loro in altre parti del mondo?

 


E-008662/2011


Risposta di Viviane Reding


a nome della Commissione


(24.11.2011)


 


 


La Commissione non è a conoscenza del fatto presentato dall’onorevole parlamentare e non è in grado di fare commenti o trarre conclusioni sui fattori che potrebbero contribuire a fenomeni di tale tipo nell’Unione europea.


 


L’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea vieta esplicitamente ogni discriminazione basata sulla religione. Nell’ambito delle proprie competenze, la Commissione si impegna fortemente per assicurare il rispetto di questo diritto fondamentale. Tuttavia la Commissione ricorda che ai sensi dell’articolo 51, paragrafo 1, della Carta, le disposizioni in essa contenute si applicano agli Stati membri esclusivamente nell’ambito dell’attuazione del diritto dell’Unione.


 


L’UE ha adottato la decisione quadro 2008/913/GAI del Consiglio, atta a garantire che l’istigazione alla violenza o all’odio e i reati di odio basati sulla religione siano puniti in tutti gli Stati membri[1], e la direttiva 89/552/CEE del Consiglio che proibisce l’incitamento all’odio basato sulla religione nei servizi di media audiovisivi[2]. La direttiva 2000/78/CE del Consiglio vieta la discriminazione basata sulla religione in materia di occupazione e condizioni di lavoro[3].


 


Se gli Stati membri agiscono al di fuori dell’attuazione del diritto dell’Unione, spetta a loro garantire che i diritti fondamentali siano tutelati in modo efficace, in conformità della propria legislazione nazionale e degli obblighi che derivano dal diritto internazionale. In base alle informazioni fornite dall’onorevole parlamentare non sembra che il problema indicato riguardi atti od omissioni dello Stato membro coinvolto che siano avvenuti nell’attuazione della normativa dell’UE.


 


Per quanto riguarda la situazione dei cristiani nel mondo, l’UE è molto preoccupata e condanna ogni forma di intolleranza e di violenza sulle persone per motivi di religione o di credo ovunque essa avvenga, compreso all’interno dell’UE. La discriminazione basata sulla religione o sul credo esiste ancora in tutte le regioni del mondo e non si limita a certe religioni o credi. In particolare, gli appartenenti a minoranze religiose continuano a vedersi negati i propri diritti umani in molti paesi. Nelle sue conclusioni del 21 febbraio 2011, il Consiglio ha espresso profonda preoccupazione circa il crescente numero di atti di intolleranza religiosa e discriminazione e ha condannato fermamente la violenza e gli atti di terrorismo perpetrati in vari paesi contro i cristiani e i loro luoghi di culto, i musulmani e altre comunità religiose e ha confermato che la comunità internazionale deve rafforzare la sua risposta collettiva nei confronti di coloro che vogliono usare la religione come strumento di divisione, alimentando estremismo e violenza. L’Alta Rappresentante è stata invitata a riferire in merito ai provvedimenti adottati sulla libertà di religione e di credo in seguito alle conclusioni del Consiglio del 2009 e a presentare proposte concrete per un ulteriore potenziamento dell’azione dell’UE al riguardo. Il 22 settembre 2011 il Consiglio ha adottato la relazione annuale dell’UE sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2010, in cui vengono fatti ampi riferimenti alla libertà di religione nel mondo (pagg. 39-42).






[1]     Decisione quadro 2008/913/GAI del Consiglio sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale, GU L 328 del 6.12.2008.



[2]     Direttiva 89/552/CEE del Consiglio relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l’esercizio delle attività televisive (direttiva sui servizi di media audiovisivi), GU L 298 del 17.10.1989, modificata dalla direttiva 97/36/CE del Parlamento e del Consiglio, GU L 202 del 30.7.1997, e dalla direttiva 2007/65/CE del Parlamento e del Consiglio, GU L 332 del 18.12.2007.



[3]     Direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, GU L 303 del 2.12.2000.